4 + 7 = Undécima. Milano ‘blanca’ all’ultimo respiro, tra i sospiri e le lacrime dei tifosi del Real Madrid
Ancora tu, ancora voi. Il Cholo, l’Atleti, i cugini rumorosi. E ancora una vittoria per il Real. Due anni dopo Lisbona la Champions torna a Madrid, lato blanco. La notte di Milano consegna alla squadra di Zizou un’altra coppa, la numero undici, dopo 120 minuti di sofferenza vera. Fisica e psicologica. In campo e sulle tribune. Il Real inizia dominando, gioca bene e segna quasi subito. È ancora Sergio Ramos, el hombre de la Décima, a sbloccare l’equilibrio. Sotto il settore blanco, che esplode di gioia. Episodi che ritornano, ma l’emozione è diversa da quella del minuto 93. Questa volta “manca ancora una vita”, come continuano a ripetere i tifosi del Real.
La tensione non cala, la partita si segue in piedi, nel settore del Real si canta per rispondere ai rumorosissimi avversari seduti di fronte. Non diminuisce nemmeno l’ottimismo, i madridisti sono abbastanza sicuri di vincere, come hanno detto più volte prima della partita, nelle strade della città. Griezmann sbaglia il rigore e le merengues tirano un sospiro di sollievo. Ma poi arriva il gol di Carrasco… Carvajal è uscito infortunato, la squadra è stanca, Bale cammina. E Cristiano non sta bene. “No es él, Cristiano no está bien!”, lo dicono in molti. Lo scatto d’orgoglio dell’Atletico è dietro l’angolo e i tifosi del Madrid aspettano sì un ultimo attacco della loro squadra, ma quasi sperano di poter arrivare ai rigori. Se nel calcio ci fosse giustizia, il destino potrebbe risarcire i rivali con un gol all’ultimo secondo… E invece no.
Si ride e si piange, tanto. Si aspetta l’ultimo atto della serata con gli occhi sbarrati. “Fiducia, fiducia, la vinciamo. La meritiamo”. La serie dei rigori è perfetta: Ramos segna il quarto, perché il 4 è il suo numero ed è sicuro di non sbagliare. A sbagliare è Juanfran, la tifoseria blanca tuona. Aspetta solo il centro decisivo. Tocca a Ronaldo, che non starà bene ma che sa come si fa ad essere decisivo. Qualcuno non guarda e si copre gli occhi, altri pregano, altri ancora danno le spalle al campo. Poi il boato è impressionante, Cristiano scivola sotto la curva del Madrid e viene sommerso dai compagni. Idealmente anche tutti i tifosi lo stanno abbracciando, quelli a Milano, a Madrid e nel mondo. Inizia la festa. Come a Lisbona apre Ramos e chiude Cristiano. Il 4 e il 7, il risultato chiaramente è undici. “Yo lo sabía, lo sabía”, ora si può dire.
Applausi e cori per tutti; tanti per Zidane, che dopo cinque mesi da allenatore vince una Champions meritata e raddrizza una stagione che non era certo iniziata bene. Nemmeno un coro contro la squadra avversaria, durante tutti i 120 minuti. Appalusi anche per loro, un’altra volta avversari coraggiosi di una finale indimenticabile. E poi, mentre la squadra raggiunge la Cibeles, per i tifosi la notte continua nel centro di Milano, capitale della Spagna (per un weekend) che ha regalato al Madrid la Undécima.