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108 volte Pellissier: il bomber eterno, di razza e di provincia

Chiudete gli occhi e pensate a chi eravate 15 anni fa. Dove eravate, chi avevate vicino, cosa vi emozionava. Qualcuno forse era troppo piccolo per ricordarlo, altri magari preferiscono non farlo. Poi ci sono anche quelli che erano nello stesso posto dove sono adesso. A fare le stesse cose con la stessa emozione di allora. Quelli come Sergio Pellissier, 38 anni e mezzo, eroe del derby di Verona.

Sono passati quasi 15 anni da quel 3 novembre del 2002: Parma-Chievo 0-1. Gol al 94’ di…? Sergio Pellissier. Il primo in serie A. Il primo di 108, tutti rigorosamente con la stessa maglia. Quel giorno subentrò al posto di Beghetto, domenica invece ha sostituito Pucciarelli. Nel 2002 aveva accanto Oliver Bierhoff, contro il Verona con lui c’era Roberto Inglese. Il mondo gli è cambiato intorno senza cambiarlo.

La pazienza del valdostano – sua terra d’origine – e l’ostinazione di chi si è sempre guadagnato un posto nel mondo. A Verona è diventato l’uomo dei record in un club che ogni anno vince la sua sfida fra i grandi. Un Davide abituato a battere Golia, con la serenità delle provinciali e la professionalità delle grandi. Nessuno corre quanto il Chievo nel nostro campionato, dicono le cifre.

Alla faccia di chi guarda le carte d’identità dei clivensi o il blasone del nome sulle spalle. Dopo 9 giornate, i ragazzi di Maran sono in piena zona Europa League. Sopra il Milan dei 200 milioni spesi in estate, ma anche sopra Torino e Fiorentina.

Il Chievo in serie A è una certezza del 21esimo secolo. Solo una volta è sceso in B. Era la stagione 2006/2007, quella del dopo Calciopoli, iniziata con il preliminare di Champions al Bentegodi. Un inconsapevole eccesso di tracotanza pagato con la retrocessione. Uno smacco sanato subito dall’uomo cresciuto nelle giovanili del Torino: 22 reti per riportare il Chievo al suo posto dopo un anno di purgatorio.

Dieci anni dopo sono entrambi ancora lì. Sergio e il Chievo hanno vissuto le stesse emozioni, alcune indimenticabili. Impossibile scordare la tripletta contro la Juventus a Torino. Quel pallone è ancora a casa Pellissier, intoccabile. Era il 2009 e alla fine di quel campionato arrivò anche la prima e unica maglia azzurra. Quel giorno contro l’Irlanda del Nord, Sergio fece ciò che ha sempre fatto: gol.

Aveva 31 anni e un bivio davanti: giocarsi la carta della grande squadra o diventare icona in provincia. Non ebbe alcun dubbio, neanche di fronte alle pressioni dell’emergente Napoli di De Laurentiis che più di tutti lo desiderava. E anche Campedelli, il suo presidente, preferì girare lo sguardo di fronte agli 8 milioni di euro offerti. Questione di destino e di cuore.

Perché Sergio è uomo da rapporti duraturi, nel calcio e nella vita. Dal 2004 è sposato con Michela, ragazza conosciuta a Ferrara nel 2000 quando giocava nella Spal. A lei è dedicato il numero 31, con lei ha avuto tre bambini, due maschi e una femmina.

Per un po’ di tempo ancora passeranno i loro fine settimana allo stadio. Papà Sergio giocherà almeno fino a 40 anni; deciderà lui come e quando smettere. Con la scivolata vincente nel derby, è diventato il calciatore più anziano ad aver segnato quest’anno in uno dei 5 maggiori campionati europei. Ha 38 anni, 6 mesi e ancora voglia di migliorarsi. In serie A solo Quagliarella e Pazzini hanno segnato più di lui. Poche reti li dividono, la stessa voglia li spinge. Con i colori di sempre addosso, il 31 del Chievo proverà ad agguantarli. Lunga vita a Sergio Pellissier, bomber di razza e di provincia.

Claudio Giambene