Calcio, calcio, calcio. "Il sogno di tutti, no?". Penseri a senso unico per Elio: "Ma oltre a giocare faccio anche un'altra cosa...". Di cui va fiero, tra l'altro: "Mi sono iscritto all'università". Ormai, non più una rarità tra i giovani calciatori: "Tengo aperta una porta per il futuro". Bell'idea, facoltà? "Scienze politiche". Qualche esame dato, altri da dare: "Un paio li ho passati, ma conciliare il tutto non è facile, non posso chiedere un permesso alla società per andare a fare gli esami...". Un inizio però, con la promessa di continuare: "Punto alla specialistica in sport e managment". Promosso, Elio De Silvestro (23 anni). "Quello che andò in ritiro con la Juve?". Indovinato, lui. "Ho imparato tanto, tutto. Conte era un martello, Lichtsteiner un esempio. Ora sono felice grazie all'Ancona di Brini". Doppietta contro il Teramo e via, di nuovo in gol dopo una vita: "Non segnavo da due anni, aspettavo da tanto questo momento".
Dediche speciali: "I gol sono per la mia famiglia e la mia ragazza, mi hanno sempre seguito, spronato a non mollare". Prima il Carpi, poi Lanciano e Pavia. Un trittico di esperienze negative, come racconta Elio in esclusiva su Gianlucadimarzio.com: "A Carpi sono andato per giocare, ma mi sono infortunato e non andata bene, sono stato fermo per un po'. Siamo partiti per salvarci, poi dopo 2 mesi eravamo primi". E a Pavia? "C'erano anche problemi societari, da febbraio non ci hanno più pagati, la società è fallita. Ma ora sto benissimo". Piazza importante: "Non da Lega Pro, assolutamente! Sta andando tutto come come alla Reggiana, forse la mia migliore annata fin qui (5 reti in 27 presenze ndr)". Nel mezzo, però, quei giorni difficili dopo il terremoto, tra l'ansia e la paura: "L'abbiamo sentito. Ricordo quello del 26 agosto, ero insieme a Marco Frediani (anche lui ad Ancona ndr), doveva ancora trovare casa e dormiva da me. Ci siamo svegliati nella notte, siamo corsi giù per le scale come fulmini!".
Ora sorride, ma quegli attimi non si dimenticano: "Angoscianti". Torniamo ad argomenti più felici, come la Juventus: "Squadra di cui sono sempre stato tifoso!" ribadisce lui, originario di Castelforte, un paesino in provincia di Latina: "E non sai le volte in cui ho fatto avanti e indietro da Trigoria...". Aspetta, Trigoria? "Eh sì, prima di andare alla Juve mi voleva la Roma, avevo 13 anni e ogni due settimane andavo lì. Erano sicuri di prendermi, ma riuscivano mai a trovare l'accordo definitivo. Così un giorno arrivò la Juve e mi prese, feci anche un torneo sotto falso nome". Spiegazione: "Partecipava anche la Roma, volevano nascondermi!". Che storia De Silvestro, vincitore del Viareggio nel 2012: "Scendevamo in campo e vincevamo, eravamo sicuri, la nostra mentalità era diversa, una mentalità da Juve".
Dalla primavera alla prima squadra, fino alla chiamata di Conte per il ritiro: "Ero anche infortunato! Mi sono fatto male durante le final eight, poi sono andato lì e non mi sono più fermato, correvo il triplo e giocavo sempre". Una freccia: "E' scattato qualcosa, correvo più di Krasic". Sorride ancora: "Ero titolare, lui in panca. Poi mi sono fatto male sul serio e sono stato un mese fuori, la Juve prese 4 esterni di ruolo. Chissà, se fossi stato bene ne avrebbero presi solo 3". Questione di (s)fortuna. Ma resta un bel ricordo: "C'erano Pirlo, Del Piero, in allenamento erano incredibili. Pure Lichsteiner, non si fermava mai. Ricordo che arrivavo in palestra mezz'ora prima degli altri. Sai, volevo fare colpo. Ma lui stava già lì da almeno un'ora. Non mollava mai, neanche per un giorno. Un martello pneumatico".
Proprio come Conte: "Stephan in campo e Antonio in panca. Ti massacrava, era esigente, pretendeva la perfezione, curava il dettaglio". Specie in allenamento: "Ricordo le azioni 11 contro 0, dovevi far gol a Buffon. Potevi fare segnare 9 volte su 10, ma alla prima palla che sbagliavi ti martellava". Gli è rimasto tutto però, insegnamenti cosi valgono doppio. Prima la teoria e ora la pratica. In campo, come sui libri.