Chiamatela Champions-impresa. Ogni sera una. Stasera era il turno del Tottenham e di Lucas Moura, soprattutto. Il brasiliano ha mandato gli Spurs in finale con tre gol contro l’Ajax. Ci ha creduto, provato e ci è riuscito. Tre tiri in porta e tre gol. Opportunista. Tutti di sinistro, niente male per un destro.... Primo brasiliano a fare una tripletta in una semifinale di Champions.
Oggi si chiama Lucas, ieri era Marcelinho per la somiglianza con Marcelinho Carioca, ex giocatore – tra le altre – di Flamengo e Corinthians. Quand’era piccolo in Brasile di bambini con il suo nome ce n’erano tanti. Troppi. E così lui diventò Marcelinho. Un confronto che Lucas non ha mai amato particolarmente: “Non mi piace essere paragonato a nessuno, voglio avere la mia storia nel mondo del calcio”. La sua storia, la sua partita.
Una carriera che a 21 anni l’ha portato al Psg. Quel Psg: c’erano Ibra e Beckham, Lavezzi e Menez. In cinque anni e mezzo Lucas ha segnato più di 40 gol nonostante non fosse un titolare fisso. Secondo ‘Le Parisien’ il club l’ha scaricato perché rivelava ai giornalisti quello che succedeva nello spogliatoio. Lui non ci sta: "Non venivo nemmeno più convocato, mi hanno trattato come una nullità". Ma quando tornava a casa e abbracciava il figlio ritrovava subito il sorriso: "E' stato lui a darmi la forza per andare avanti".
Fino a Londra, Tottenham. Dove Lucas ha trovato la sua consacrazione definitiva. “Non si lamenta e non si riposa mai” dice il padre Jorge. Testa bassa e pedalare, sempre e comunque. Religioso e fatalista. Doveva andare così, ha pensato.
Un ragazzo tutto scuola e allenamenti. Da piccolo bastava un pallone sotto braccio per farlo sorridere. Un po’ meno contenti erano i genitori, preoccupati per il figlio, sia per i risultati a scuola che per il fisico troppo magro. Così si sono divisi i compiti: la mamma Fatima lo aiutava nello studio, il padre curava tutta la parte calcistica.
Lasciò il Corinthians perché il club si rifiutò di mettergli vicino un nutrizionista per aumentare la massa muscolare come chiedevano i genitori. Grazie e arrivederci. Ci pensò il San Paolo a valorizzarlo e lanciarlo nel grande calcio.
Dal Brasile a Madrid. Wanda Metropolitano, 1° giugno. Tottenham in finale di Champions, riflettori accesi su Lucas Moura. Ma non chiamatelo Marcelinho.