Sulla maglia rossoblù, sopra il numero 30, c'è solo il nome: Orji. Troppo difficile non cadere nella trappola del refuso scrivendo Okwonkwo. In Serie A vederlo sul tabellino sta diventando una costante, come la soluzione di un'equazione dal risultato certo. Entra e… segna. Meglio se nel giro di appena 180 secondi. Una scena vista prima con il Sassuolo e poi oggi, per mettere ko una Sampdoria lanciatissima e reduce dalla vittoria contro la Juventus. Nel mezzo, anche l’incornata con il Verona per dare inizio alla rimonta. Bologna e il Bologna si stropicciano gli occhi, una classifica così fa rabbrividire anche i più prudenti: 20 punti in cascina e 6 lunghezze dalla zona Europa. Sogno difficile, certo. Ma non impossibile. Con un Okwonkwo così poi…
CHELSEA? SOLO L’ITALIA…
Un predestinato con l’Italia nel destino. Quando, da bambino, il Chelsea bussa alla porta con l’allettante proposta di farlo cresce a Londra, per la madre non ci sono dubbi: “Orji deve crescere qui, in patria”. Un no categorico, la stessa risposta ricevuta anche da Arsenal, Ajax e Porto. Meglio la Nigeria, meglio continuare a formarsi tra le cure di mamma e papà. Senza archiviare il sogno di diventare calciatore. I primi calci? Grazie al Football College Abuja (dove sono cresciuti anche Sadiq e Nura), una scuola calcio - e soprattutto un progetto sociale legato all’istruzione - creata da Gabriele Volpi, presidente dello Spezia. Una finestra sull’Italia, il modo migliore per conciliare la passione per il calcio ai desideri di famiglia. “Okwonkwo aveva grandi qualità ma anche qualche difetto che dimostrò subito di voler correggere”, raccontava in esclusiva ai nostri microfoni Renzo Gobbo, direttore tecnico del College Abuja. Poi la chiamata del Bologna e i numeri strabilianti in Primavera: 15 gol la scorsa annata contando anche il Viareggio, 4 su 4 presenze quest’anno. Ma anche e soprattutto il debutto in Serie A - diventando il più giovane esordiente del Bologna degli ultimi quindici anni - e la prima marcatura contro il Sassuolo.
IL METODO DONADONI
Donadoni se lo coccola, da ormai più di un anno ne cura e lima il talento. Allontanando ogni possibile distrattivo. Come quel paragone ‘scomodo’ con Samuel Eto’o, di cui in molti rivedono le movenze. Velocità sorprendente, agilità nel saltare l’uomo e fiuto del gol: caratteristiche da attaccante completo, qualità rare da trovare in un classe ’98. Da affinare, certo. Ma anche proteggere. Tra elogi e rimproveri, carezze e strigliate. “La maglia tolta dopo il primo gol in Serie A? A volte gli parlo, mi dice di sì ma poi fa il contrario di quello che gli dico”, dichiarava Donadoni in conferenza stampa. Consigli da papà, con quel misto di orgoglio e sprone a non smettere di migliorare. Anche di oggi, anche dopo il terzo gol in poco più di 80 minuti di gioco effettivi: “Ha personalità e carattere, ma ha tanta strada da fare”. Ancora in Serie A, ancora con il Bologna. Che se lo gode e si stropiccia gli occhi. Con una classifica così poi…