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Data: 27/11/2016 -

Caprari, il suo passato e i primi calci al pallone all'Oratorio Don Bosco: “Sempre serio e rispettoso. Il nostro fiore all'occhiello”

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La velocità è una delle sue qualità. Da sempre. Anche da raccattapalle. Giovane, giovanissimo. All'Olimpico nel modo più improbabile firmò il suo primo 'assist' ad un giocatore della Roma dei grandi. Nel 2008 Gianluca Caprari aveva 15 anni, un presente nelle giovanili giallorosse, un futuro davanti, tanti sogni. Tutti lì, in campo. Con gli occhi di quei ragazzini che a bordo campo ammirano i loro idoli. Mai così vicini. Palla subito sulla lunetta, un calcio d'angolo battuto così veloce da Amantino Mancini da sorprendere la difesa avversaria. E poi? Gol. Senza perdere tempo. Un po' forse anche grazie a quel ragazzino così svelto. Sì, Caprari. Preciso anche. E non solo in campo. Chi l'ha conosciuto da quando ha iniziato a tirare i primissimi calci al pallone lo definisce così: “Un ragazzo che già da piccolo era molto serio e inquadrato, rispettoso delle regole, con la testa giusta”.

Era la fine degli anni '90, Gianluca non aveva nemmeno 10 anni ma l'amore per il pallone sì, quello sì. Campanella, fine della scuola e via di corsa all'Oratorio. Il Don Bosco di Roma è stata la prima società dilettantistica in cui ha giocato. Dove? “Da sempre portato al dominio della palla, dal centrocampo in su diciamo”, ha raccontato Tiziano Suppa che allora era il responsabile della scuola calcio ed oggi ne è il direttore sportivo, ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. “E' sempre stata molto importante la famiglia per lui, cresciuto anche con un papà allenatore. Quello che mi è rimasto particolarmente impresso è che già da bambino aveva una grande serietà verso il rispetto delle regole, come un piccolo professionista. E in oratorio è raro”. Bambini fin troppo vivaci, difficili da gestire? Non Gianluca. Questione di carattere. Dopo due stagioni al Don Bosco, Caprari poi è passato all'Atletico 2000, prima di iniziare la trafila nelle giovanili giallorosse: “Che emozione. Da quando abbiamo saputo che era andato alla Roma, fino al debutto in Serie A e poi in Champions con Luis Enrique l'abbiamo seguito tutti perché è nato da noi. Ha meritato tutto. A livello di società l'abbiamo seguito con trasporto in tutti questi passaggi”. Sì, perché il Don Bosco lo segue eccome e fa il tifo per lui. “E' un esempio per i ragazzi che giocano qui adesso che sono ciò che era lui tanti anni fa”. Fieri di questo 'figlio dell'oratorio'. Gianluca in passato è tornato a trovare la sua prima società, il Don Bosco lo aspetta sempre a braccia aperte, e a Roma torna anche oggi col suo Pescara per giocare proprio contro i giallorossi. “E' uno che riesce a controllare le emozioni. Sarà concentratissimo e carico”, ne è sicuro Suppa che conosce bene lui e la sua famiglia. “Il padre? Mauro lo segue da vicino, è entusiasta del figlio e di come sia maturato nel corso della sua carriera”. Fino alla convocazione di Gianpiero Ventura per lo stage di questa settimana. Un altro traguardo tagliato, sempre seguito dal tifo e dall'affetto del Don Bosco: “Merita di entrare in pianta stabile in quella che è la Nazionale di giovani che sta cercando di creare Ventura. Credo sia capitato nel momento giusto – ha proseguito Suppa – e che si possa trovare bene in quei palcoscenici. Non mi ha stupito, e ne sono contentissimo è sempre un nostro fiore all'occhiello”. Un aggettivo per descriverlo? “Predestinato. Un ragazzo con la testa giusta per fare il calciatore a livello professionistico”. Pochi dubbi, tante speranze. E un sorriso nel ripensare a quegli anni in cui tirava i suoi primi calci ad un pallone, e spendeva pomeriggi al Don Bosco, accompagnato dal nonno. “E' bello questo calcio, è bello veder partire ragazzi dagli oratori per poi arrivare ai massimi livelli”, parola di chi questa realtà la vive da tanto e che si è tolto qualche soddisfazione nel vedere dove sia arrivato quel bambino 'serio e rispettoso' a cui non può che augurare “tutto il meglio possibile”.



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