Alla fine bastano i sorrisi, i sospiri di sollievo, i volti distesi. Immagini che valgono più di mille parole, ma non di un atto notarile concluso, firmato, ufficializzato da ambo le parti: il 22 dicembre 2016, dalle parti di una delle torri più pendente del mondo, non potrà mai essere ricordato come una giornata qualunque. Perché dopo mesi di attesa, ansia, rabbia per una situazione societaria ai limiti della credibilità, di fronte ad una stabilità presidenziale e proprietaria mia trovata, il Pisa è definitivamente finito nelle mani di Giuseppe Corrado.
Anno nuovo (tra poco più di una settimana), vita nuova: più serena, soprattutto, nelle speranze di ogni tifoso nerazzurro. Alcuni di loro, ieri, erano a Milano, di fronte allo studio dell'avvocato Giordano: e non da comuni tifosi interisti, parte integrante della vita all'ombra della Madonnina, ma parte di una famiglia al seguito di un momento atteso, voluto, bramato per una delle realtà attualmente più incredibili del nostro calcio. A Pisa si è boccheggiato per mesi, mantenuti in vita dalla speranza e dalla voglia di Rino Gattuso di non mollare mai: trasferte e casse d'acqua pagate, per dimostrare a tutti, per primo, cosa significhi essere parte totalmente integrante di un gruppo. Anche di fronte a spogliatoi senza luce e con docce non funzionanti, riflettori ad illuminazione inferiore rispetto ai parametri stabiliti, magazzinieri e staff senza stipendio e con famiglie da mantenere, squadra ridotta all'osso, classifica peggiorata dai punti di penalizzazione inflitti: un incubo che, da ieri, può iniziare finalmente a dissolversi nel nulla, di fronte ad un passaggio di proprietà capace di lasciare fino all'ultimo un'intera città con il fiato sospeso.
Tutto sembrava deciso: accordi per le rescissioni trovati, verbali di conciliazione al distretto provinciale del lavoro firmati e partenza verso Piazza della Repubblica, a pochi passi dalla Stazione Centrale di Milano. Eppure, si è arrivati a fare i conti con una nuova attesa, dalle ultime luci del pomeriggio a mezzanotte: la compagnia di un solo giornalista allargatasi a quella di un fotografo, poi l'arrivo dei primi due tifosi e di Corrado Jr, rilassato e con la testa già proiettata al futuro, preceduto dal padre Giuseppe e dal presidente Abodi. Prologo di un'attesa strana, colma di dubbi, che si fa sempre più fitta e lunga, soprattutto in seguito all'apparizione di Petroni e dell'avvocato Taverniti attorno alle 20.20, tardata a causa del traffico: e con l'andare avanti del tempo, maggiore diventa anche il flusso dei tifosi. Chi in motorino e con la sciarpa nerazzurra al collo, chi con la bandiera pisana sventolata con orgoglio, ferrovieri reduci da una giornata di lavoro e ancora in divisa, chi mandato dai parenti(!) a testimoniare una giornata rivelatasi poi storica, soprattutto nel momento della sua conclusione.
Giovanni Corrado compare in un paio di occasioni: momento utile per andare all'attacco. "È fatta?", "Manca ancora un cicinin", tanto per contestualizzare e milanesizzare ulteriormente la situazione e riscaldare un ambiente gelatosi pochi secondi prima, tra perplessità per il tanto tempo impiegato in aumento e preoccupanti voci: apparenti problemi con i pagamenti di Lucchesi, trattativa in stallo, forse saltata. Tante paure scacciate dalla fuga dell'avvocato Taverniti, chiaro, divertente, sintetico. "Non vi voglio più vedere, è fatta".
L'apertura dello studio notarile come totale liberazione, la felicità dipinta sul volto di chiunque scendesse le scale a mettere la parola fine a mesi folli e interminabili: l'abbraccio dei tifosi alla famiglia Corrado, la trattativa conclusa in una stretta di mano tra il neo presidente Giuseppe e Lorenzo Petroni, le foto insieme alla nuova proprietà, i ringraziamenti ad Abodi e di Corrado al figlio Giovanni ("Tutto merito della tenacia di mio figlio"). Poi, via a casa: non prima di essersi scambiati baci, abbracci e auguri di buone feste. Come in una vera famiglia, tra persone conosciutesi quasi per caso e riunite dallo stesso affetto ritrovato. E allora buonanotte Pisa, sogni d'oro: come ne mancavano da tanto, tantissimo tempo. Insieme ad una normalità e ad una tranquillità societaria che, almeno per quest'anno, saranno i doni più belli da scartare sotto l'albero.