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Viaggio nella Leicester di Ranieri: fra Re, scaramanzia, curiosità e segreti di una città che sogna (e ci crede)

We’re on top of the league!“, esclama sorridendo il commesso dello store ufficiale allo stadio: la sua è soprattutto la spiegazione del perché non ci sono più magliette disponibili se non in taglia XXXXL. Richieste da tutto il mondo per Vardy & co., scorte polverizzate. E allora la prima domanda che nasce spontanea è: “Ma come lo staranno vivendo, in questa città da 330.000 abitanti, un momento così?“.

Beh, ci sono posti nel mondo che ti sanno sorprendere, che si rivelano diversi da come te li aspetteresti: ecco, Leicester è uno di questi. Ti stupisce subito per la tranquillità: della gente, della città, del modo in cui vivono questo momento magico. Leicester non è disabituata a vincere, anzi: da queste parti i Tigers, la squadra di rugby, hanno fatto esultare più volte. Eppure la Leicester del calcio, poco abituata a sognare così in grande, è sempre rimasta l’anima viva della città.  Ci raccontano che il rugby è seguito sì, ovviamente, ma tutti hanno sempre pensato al pallone rotondo più che a quello ovale. E allora però adesso, con la squadra di Ranieri che guarda tutti dall’alto in Premier a sette giornate dalla fine, ti aspetteresti una città in fermento, esaltata, in fibrillazione: Leicester è tutt’altro. Tranquilla ai limiti della scaramanzia: “vediamo le prossime due gare, poi capiremo che ne sarà di noi” è il ritornello che in città ci ripetono tutti. Nei pub, in edicola, nei taxi, alla fermata dei bus: “sì, però è da mesi che diciamo così” sussurra qualcuno che sembra crederci davvero.

Questo Leicester è una favola nella favola, un enorme raccoglitore di storie da raccontare. Nel cuore del centro, un piccolo affresco contenuto con cura e attenzione, spicca ad esempio la Cattedrale di San Martino. E cosa c’entra con la Premier League? Provate a chiederlo a qualunque persona passi di lì, vi risponderà che il momento magico è tutto merito di “Riccardo III“.  Ma come? Sì, la storia ci ha messo poco a diventare leggenda: nel 2012, qua vicino, hanno ritrovato sotto un parcheggio le spoglie dell’ultimo Re di Inghilterra morto in battaglia. Lo hanno riesumato e ne hanno celebrato un nuovo solenne funerale nel marzo del 2015, per accompagnare i resti del Re proprio nel cuore della Cattedrale. Da allora, il Leicester – in bilico per la salvezza – ha trovato le forze per salvarsi ed ora, con Ranieri in panchina, incanta tutti e si gode il primo posto. Allora forse non sarà un caso che – anche se per motivi commerciali – lo stadio dove il Leicester sta costruendo la propria gloria si chiami proprio “King Power“. Il potere del Re, appunto. Anche se avvicinandosi al centro sportivo delle Foxes l’umore cambia: “altro che Riccardo III, il merito è tutto di Mr. Ranieri“. Cognome da principe, nome da Sir e autografi da vip, come quelli che firma all’uscita dagli allenamenti al Training Ground. Tifosi? Pochissimi: due irriducibili e qualche collezionista di selfie o figurine. “Sei la prima persona che mi chiede di essere portata qui”, confessa il tassista: segnale che il modo di vivere il football, da queste parti, rispecchia in pieno la tranquillità della Leicester che piano piano imparo a conoscere.

I calciatori escono uno ad uno, ci sono tutti i protagonisti della lunga cavalcata: Vardy, Drinkwater, Mahrez… Si fermano a parlare coi tifosi, qualcuno addirittura si dà appuntamento nei pub per le partite di Champions. A nessuno, da queste parti, importa cosa mangiano, cosa bevono, se siano stati a Doha o alle Canarie. Qui è tutto “normale”, anche in un momento così straordinario. Il “City“, che qui indica il Leicester e non i ricchi sceicchi di Manchester, è ovviamente in prima pagina su tutti i quotidiani locali: superati i cugini del rugby, a riempire i tabloid adesso ci sono le prestazioni di Kante, i rumours di mercato su Mahrez e tanto altro. Mentre sfoglio il Leicester Mercury, c’è Schmeichel ancora in campo a parare: gli altri scivolano via con le loro macchine. “Ma ci credete davvero?”, chiedo a un tifoso. “Vogliamo crederci, anche se altri hanno più possibilità di noi. Però fosse stato per le possibilità… non potevamo neanche cominciare a sognare. E invece nel calcio, per fortuna, conta ancora di più crederci”. Sottile ma fondamentale differenza in cui sta tutta la favola del Leicester: squadra che sogna in una città tranquilla, protetta da Riccardo III e da Claudio Ranieri. E chissà se a maggio, da queste parti, un Sir non potrà strappare la scena ad Re. Leicester: the King power.