“Yo estoy aquì”: Cristiano Ronaldo si è preso la Juve
Piacere, Cristiano R…ibalto. Empoli lo aspettava, lo ha accolto a suon di maglie, sguardi incantati, applausi. Come quelli che la tribuna del Castellani gli rivolge, timidamente, dopo il siluro con cui decide la partita. Quasi a imitare quanto successo allo Stadium lo scorso 3 aprile, come se davvero bastasse solo un gesto del genere per convincere uno così a giocare per la tua squadra. La prima volta che da queste parti hanno visto un Ronaldo risale a 20 anni fa. Era brasiliano, lo chiamavano il Fenomeno, pioveva a dirotto e Recoba segnò da centrocampo. Dal nerazzurro al bianconero, dall’Inter alla Juventus. Cambiano i colori, non le emozioni.
La maglietta numero sette la vedi dovunque ti giri. Fuori dallo stadio sono in molti ad indossarla. Alcuni provano ad imitare l’esultanza del loro idolo, la posa statuaria che aspettavano di vedere finalmente dal vivo. Senza successo, però. Già, perché Cristiano prima pareggia su rigore. (Il numero 105 della sua carriera) ma di festeggiare proprio non ne ha voglia. Corre a raccogliere la palla dal fondo della rete e la riporta a centrocampo, fra pugni alzati e incoraggiamenti ai compagni. Quindici minuti dopo il bis, ma a questo giro lo sommergono in un batter d’occhio. Tutti, anche quelli della panchina. Lo avrebbe voluto fare anche Allegri forse, che grazie a lui può godersi una serata tranquilla nella sua Livorno fra amici e piatti di pesce: “E’ l’esempio di come la pratica supera la teoria”, dirà del suo numero sette con un sorriso grande quanto la prodezza del portoghese.
Livorno in fondo è vicina. Si tratta solo di continuare sulla Firenze-Pisa-Livorno. Di passare San Miniato, la terra del tartufo. Questo lo sa anche Ronaldo, che ieri ne ha ricevuto uno dal sindaco: “È il nostro Pallone D’oro”, ha spiegato quest’ultimo. CR7 ne ha già cinque in bacheca. Il primo lo ha vinto nel 2008, quando il povero Provedel aveva solo 14 anni e giocava nelle giovanili del Pordenone. Oggi si è ritrovato ad undici metri dagli occhi del portoghese, che non gli ha lasciato scampo. Gli ultimi li aveva calciati in Russia, al Mondiale. Per vederlo dal dischetto con la maglia del Real bisogna ritornare alla notte del Bernabeu in cui fece piangere i suoi attuali tifosi. Provedel lo guardava con paura, sicuramente. Ma anche con inevitabile ammirazione. Come i bambini che al triplice fischio lo hanno circondato sul campo. Lui che risponde alle domande dei giornalisti, loro che lo riprendono con il telefonino, provando ad ottenere un suo autografo prima del rientro negli spogliatoi. Niente da fare però, sono stati più fortunati quelli che hanno accompagnato i giocatori a centrocampo prima del match. Saluto alle tribune, poi foglio e penna, obiettivo raggiunto.
Cristiano Ronaldo lo hanno visto tutti milioni di volte in televisione. Ma non basta, ogni volta che arriva in un posto si respira qualcosa di diverso. Lo speaker fa il suo nome e giù una pioggia di applausi. Tocca la palla? Brusii continui di ammirazione. Al Castellani è riuscito anche nell’impresa di svegliare una curva intera. La Sud, quella presa d’assalto dai tifosi ospiti. Che sono in sciopero, protestano per i biglietti troppo cari. Non cantano per tutta la partita, ma non riescono a trattenersi di fronte ai tentativi del loro attaccante. Che poi li fa esplodere di gioia, completamente. Ha risvegliato la Juve, in primis. I bianconeri, fin qui, non erano mai andati sotto all’intervallo. Caputo li condanna per la prima volta a questa sorte, loro si aggrappano al proprio trascinatore. Con quelli di oggi Ronaldo è entrato in dieci degli ultimi 14 gol segnati dai bianconeri in campionato. Sette gol e tre assist il bottino, compresa la seconda doppietta stagionale. Dopo Sassuolo (quando segnò la prima, sbloccandosi) non si è più fermato. A fine partita i compagni lo hanno abbracciato. Matuidi addirittura lo ha sollevato da terra, con la poca forza rimasta in corpo dopo 90′ di contrasti vinti e palle recuperate. Gli ha fatto vincere la partita, dopotutto. L’ha ribaltata, da solo. Piacere, Cristiano Ronaldo.