Spal, una ricetta Semplici…ssima: la storia del “treno dei desideri” che porta in B
“Maial ac Spal!“, dialetto ferrarese che si capisce abbastanza bene. Non c’è bisogno di traduzioni, più complicato quel “a sen dre rivà” che riassume tutto: “e alla fine sono arrivati”, meglio di un tweet. Il risveglio di Ferrara è bagnato, bagnatissimo. Colpa di quella maledetta pioggia che copre il Castello Estense, proprio qui – accanto alla statua di Savonarola vestita con la sciarpa della Spal – dove ieri sera la città ha fatto festa. Come se il cielo avesse voluto lavare via 11 anni di sofferenze: due fallimenti, tanta Lega Pro, perfino la Serie D per una squadra che per anni è stata a testa alta in A. Una città così unica che ha pure un modo tutto suo per andare allo stadio: “vado alla Spal!”, generazione dopo generazione. Il “treno dei desideri” che canta la curva e che 23 anni dopo riporta la Spal in Serie B ha però una ricetta Semplici…ssima, fatta di uomini e non di pioggia. Persone vere, come la passione che hanno messo in questo progetto. Un sogno cullato con lavoro e programmazione, con la solidità della famiglia Colombarini e con le idee di Walter Mattioli. Presidente che in città è già idolo e che ieri guidava la festa in piazza: “roBa da Matti…oli“, striscione che rende abbastanza l’idea. Negli spogliatoi del Mazza, in un lungo abbraccio bagnato di lacrime e champagne con Semplici, pensava già alla Serie B, ai progetti, alle idee per il futuro. A partire da quell’uomo toscano che è arrivato qua per realizzare i sogni di una città intera, quel Leonardo Semplici che alla Fiorentina ha lanciato uno come Bernardeschi e che qui si è fatto apprezzare per le idee e per il lavoro, per la passione e la sincerità. Il suo dialetto fiorentino è già amore a Ferrara, “Sem-pli-ci lalalala” è il ritornello della lunga notte di festa della città iniziata col boato dei 9mila del Mazza e finita a ritmo di musica in piazza. Era San Giorgio ieri, patrono da queste partite. E dicono non fosse un caso che si dovesse festeggiare in un giorno così, guarda caso un 23… aprile. La B, 23 anni dopo. Segni del destino di una squadra costruita da Davide Vagnati, ds giovane ed intraprendente che come un mago ha creato un mix di gioventù ed esperienza. Vincente. Ed applaudito, da tutta Ferrara: la lunga notte della città non risparmia nessuno, tifosi e squadra che fanno festa insieme. Tutti giù dal pullman, in piazza ci si arriva tutti insieme. Birra, sciarpe e cori. Per tutti. Poi ad uno ad uno i giocatori salgono sul palco, lì dove Ferrara li aspetta. C’è quel Cottafava uomo di esperienza che serve in campo ma non a trattenere l’emozione, c’è Contini, giovane portiere del ’96 che arriva dal Napoli e che a fine partita faceva l’ultras in tribuna. E sul palco? Sobrio come sempre, in mano il tabellone dei cambi con il 68 – come i punti della Spal – e con un 8 che con poca fantasia diventa una B. Grande grande come quella sulle magliette dei giocatori, dal bomber Cellini al cobra Zigoni. Dal filosofo Mora al metronomo Castagnetti. C’è un soprannome per tutti a Ferrara, tutti eroi per una notte di una città che torna tra i grandi. “Non la dimenticheremo mai”, racconta Luca – giovane tifoso della Spal – in un bar. “Io Ferrara in B non l’avevo mai vista, e ora siamo pronti a giocarcela con tutti”. I giornali (quasi) introvabili, pagine e pagine dedicate alla lunga notte della città. Prima pagine e poster, tutti a caccia del souvenir ricordo dell’estasi biancazzurra. Perché è tornata la Spal. “Maial ac festa!”, infinita la gioia. Bianca e azzurra, lo dice pure San Giorgio.