Schelotto: “Tanti mi hanno mancato di rispetto, ma resto il solito Galgo”
Il terzino del Brighton senza veli tra le sensazioni della ripartenza in Inghilterra, le delusioni all’Inter e il rapporto con Bergamo
Passarne tante e avere sempre la forza di rialzarsi. Ezequiel Schelotto, a 31 anni, ha vissuto già due vite: i problemi di tesseramento a Cesena, le esperienze da fuori rosa con Inter e Brighton, qualche critica a Bergamo per la vita extra campo e la rottura del crociato con il Chievo. “Avevo accumulato così tanto stress che a Torino mi è partito il ginocchio. Un giocatore, se è debole mentalmente, si infortuna”, racconta a gianlucadimarzio.com.
Oggi è rinato in Premier con il Brighton: “Ho passato un anno molto difficile. Non ho più dolore e mi sento più forte di prima”. Tanta la voglia di ripartire: “Siamo carichi, dieci squadre si giocheranno la salvezza e sarà come un nuovo campionato. Ripartiremo da zero giocando ogni tre giorni”.
E chi ricorda lo Schelotto italiano esterno d’attacco, non deve stupirsi nel vederlo ora da terzino: “Ho iniziato a giocarci prima di trasferirmi allo Sporting Lisbona. Adesso gli esterni bassi sono più attaccanti che difensori, così ho più spazio per puntare l’avversario e sfruttare la mia velocità”.
Inghilterra
In Italia, oltre al vecchio ruolo, ha lasciato anche i cattivi pensieri: “Ho la coscienza pulita. Nella vita bisogna avere rispetto e all’Inter mi hanno trattato male. Tante persone che ancora sono lì mi hanno deluso. Ho stracciato il contratto d’impulso perché non volevo saperne più nulla, ma è una scelta che non rifarei”.
Schelotto negli anni è andato oltre tante disillusioni e ci tiene a chiarire un altro episodio: “Bergamo mi ha accolto come un figlio. Ci sarà sempre qualcuno che sui social networks scriverà: ‘Sei un mercenario, ti sei comportato male, andavi a ballare…’. Se mi metto sul loro stesso piano rovino la mia immagine. Sono sicuro che, se tornassi oggi in città, tutti mi accoglierebbero alla grande”.
Le parole del Levriero risuonano come un inno alla serenità. Neanche il contratto in scadenza con il Brighton preoccupa: “Sono a metà carriera, i capelli sono un po’ più bianchi, ma ancora lunghi. Resto il Galgo di sempre. Il passato serve per crescere però lo lascio alle spalle, altrimenti va a finire che mi rompo di nuovo il ginocchio”.
Ripresa
Schelotto è arrivato a Brighton nel 2017 ed è tornato nell’East Sussex lo scorso anno. Una ventina di presenze e la salvezza alla prima stagione, poi – prima dello sfortunato prestito al Chievo – il buio: “Inspiegabile, non so cosa sia successo. L’ultimo giorno di mercato, dopo aver fatto tutto il ritiro estivo, lo stesso allenatore che mi aveva voluto lì (Chris Hughton, ndr) mi dice che sono il terzo terzino in squadra. Ho passato sei mesi senza giocare. Quando sono tornato c’era un nuovo allenatore, Graham Potter, che mi ha detto solo di pensare a recuperare dall’infortunio. Così ho fatto e adesso sento la sua fiducia e quella del club”.
Talmente carico che, contro i rivali del Crystal Palace, si è fatto ammonire dalla panchina per degli screzi a distanza con Zaha: “È il sangue argentino quello, mi è venuto spontaneo. Se l’è presa con me e io ho provato a farlo innervosire. I tifosi del Brighton hanno apprezzato, quelli del Palace meno (ride, ndr)”.
La ripresa della Premier è vicina: “Da inizio marzo il primo pensiero di tutti sono state le vite umane, lo sport è stato messo da parte. Siamo tornati ad allenarci un mese fa, per noi era tutto nuovo: in due per campo, a cinque metri uno dall’altro e a orari diversi. Ricominciare sarà bello, seppur senza tifosi. Andrà ritrovata la forma fisica perché mai era successo di stare fermi tanti mesi”.
Come in Italia, anche in Inghilterra c’è stata grande incertezza: “Il Brighton è stato sempre a nostra disposizione. Staff tecnico e medico ci chiamavano ogni tre giorni, fin da subito hanno detto: ‘Se qualcuno non se la sente, non abbia paura a dirlo. Non succederà nulla’. Credo lo stessa valga per giocatori come Deeney del Watford e Kante del Chelsea, la loro testa è altrove e nessuno può obbligarli”. In Premier si era parlato anche di campo neutro: “Io voglio giocare nel mio stadio, perché cambiarlo? Non si può spostare un intero club e chiuderlo un mese e mezzo in hotel”.
Inter
Del Galgo colpisce la spontaneità. La stessa con cui affronta pagine dolorose come quelle nerazzurre. Lo scrigno dei ricordi contiene ben più del gol nel derby: “Ho grande stima sia dei tifosi che di Moratti. La nuova società invece ha instaurato un nuovo ciclo e mi ha cacciato. Mi aveva portato Stramaccioni e, quando lo hanno esonerato, hanno mandato via anche i suoi giocatori. Non basta vestire la maglia dell’Inter per essere grandi, bisogna esserlo anche come persone aiutando chi ne ha più bisogno. A 23 anni ho firmato un quinquennale. Ho continuato per la mia strada e allo Sporting Lisbona ancora mi chiedono di tornare”.
Italia, seconda casa
Diverso il legame instaurato con Bergamo cui Schelotto a inizio aprile ha dedicato anche un bellissimo messaggio di vicinanza su Instagram: “Nessuno mi può dire nulla, con Colantuono avrò giocato male 4-5 partite. Mi chiamò anche la Nazionale e senza penalizzazione avremmo conquistato l’Europa. Io sono un tifoso in più dell’Atalanta e sarò sempre grato alla città, in questo periodo ho sofferto con loro. Mia madre ha avuto il cancro e negli ultimi sei anni si è andata sempre a curare all’Ospedale di Bergamo. Sono un ragazzo semplice che ha sbagliato come tutti, ero giovane e single, ma non mai fatto male a nessuno. Quando sono arrivato in Italia non avevo nulla, oggi ho tantissimo. Le persone ricordano solo le cose brutte”.
Schelotto si sente tanto italiano quanto argentino. Per il suo futuro nessun dubbio: “A fine carriera andrò a vivere sul Lago di Como. Nel 2008 quando arrivai a Cesena mi sembrava di stare lì da una vita. Mi hanno accolto come un figlio e l’Italia per me è diventata una seconda casa”. Dove anticipare il trasloco, magari. A gennaio si era interessato il Cagliari: “Bella la Sardegna, volevo andarci quest’estate”, scherza. Poi torna un attimo serio: “Non escludo nessuna porta, anche senza rinnovo le offerte non mancheranno”. El Galgo ormai ha smesso di preoccuparsi.
di Gabriele Candelori