Tiago Pinto: “Karsdorp? Abbiamo deciso che sarebbe stato meglio che non ci fosse”
Le parole del general manager della Roma Tiago Pinto nel prepartita del match con il Torino
Dopo il pareggio per 1-1 contro il Sassuolo, la Roma sfida il Torino in quella che è l’ultima giornata di Serie A prima della pausa nazionali. I giallorossi sono alla ricerca di punti così da rimanere attaccati al blocco in testa alla classifica e per farlo si affiderà a Tammy Abraham.
“Sappiamo che la partita di oggi è importante, non possiamo nascondere di essere frustrati dopo gli ultimi due risultati. La Serie A è sempre molto competitiva e sappiamo che se oggi vinciamo possiamo avvicinarci in classifica, ma sempre con la consapevolezza che si tratta di un campionato lungo, che è una maratona“. ha detto il general manager giallorosso Tiago Pinto. “Per quanto riguarda il tema di Karsdorp, anche se io non parlo molto, non nascondo i problemi. Tutti voi avete visto quello che è successo. Noi, insieme al giocatore e all’allenatore, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio per tutti, per lui e per la squadra, che non ci fosse nella partita. Poi, dopo la fine di questa partita e come abbiamo fatto sempre con i problemi che sono successi, dobbiamo mettere l’interesse della Roma sopra a tutto e sicuramente troveremo una soluzione buona per tutti”.
Roma, Tiago Pinto: “Siamo soddisfatti di Abraham”
Nel pre partita il general manager della Roma Tiago Pinto ai microfoni di Dazn ha parlato della mancata convocazione dell’attaccante inglese per il Mondiale in Qatar: “Non posso accettare che dopo una convocazione in Nazionale si cerca di giustificare le convocazioni con quello che è successo nel club.
Se Tammy non va in nazionale perché ha fatto pochi gol nell’ultimo mese e poi va, per esempio, un ragazzo che ha fatto più gol di lui ma ieri era in panchina, allora Smalling dovrebbe essere titolare con l’Inghilterra.
Noi siamo soddisfatti con Tammy e tutti i ragazzi che vanno al mondiale. Non posso accettare che dopo una convocazione si venga a parlare del lavoro che i ragazzi fanno alla Roma come fosse una giustificazione”.