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Roma, Nainggolan si racconta: “Venire in Italia è stata la mia salvezza

Cuore,
corsa e qualità nel centrocampo della Roma, Radja Nainggolan ha ora
ritrovato anche la nazionale belga. Convocato nuovamente dopo le
recenti esclusioni, il calciatore giallorosso si è raccontato al
sito dell’UEFA: “Il
mio percorso verso il calcio è stato molto lungo e difficile, forse
un po’ “in ritardo”, diciamo – spiega Nainggolan – Però se
oggi riguardo quello che ho fatto penso sia stato un grande percorso,
passando per squadre magari più piccole, squadre che mi hanno fatto
acquisire la maturità giusta. Sono partito (per l’Italia) quando
avevo appena compiuto 17 anni e sono stato bene ovunque. Sono stato
in tre squadre, io mi affeziono molto velocemente a una piazza. Come
in questo caso: sono molto contento di essere qui. Ho sempre pensato
di voler fare il calciatore, perché ho avuto un passato molto
difficile e con amicizie molto particolari, non tutte giuste. Oggi li
sento ancora, perché crescendo si matura tutti quanti. Ma sono
esperienze di vita che ti servono per diventare una persona più
forte, per capire cosa sbagli nella vita e cosa no. L’importante è
che ho fatto un percorso di vita importante, a scuola non andavo
benissimo e ho avuto la fortuna di aver avuto la possibilità di
giocare a calcio venendo in Italia. E’ stata la mia “salvezza”
ma anche un’esperienza di vita nuova. Per come ero cresciuto era
molto difficile lasciare la mia città, i miei amici, i miei cari. I
primi sei mesi per me sono stati molto difficili, non parlavo la
lingua, è vero che parlavo il francese e capivo tanto ma…ero
ragazzino, mi obbligavano ad andare a scuola. Pensavo solo al calcio,
non era facile: dopo sei mesi me ne volevo andare, poi alla fine sono
rimasto e ho fatto la scelta giusta”.

Sulla Roma: “Quando sono andato via da Cagliari volevo
“prendere” una piazza molto importante. Avrei potuto sceglierne
tante altre in passato, ho aspettato il momento giusto anche perché
all’epoca il presidente non è che mi volesse lasciar andare così
facilmente…Sono arrivato con la consapevolezza che in una squadra
grande bisogna lavorare tanto. Mi sono messo a disposizione, adesso
ho un rapporto bellissimo con la gente: mi sento rispettato e cerco
sempre di rispettare al massimo (la maglia) ogni partita che faccio.
Le mie qualità? Non sono io che devo giudicarmi, ma se c’è una
cosa che ho sempre dato è il massimo di me stesso per i miei
compagni e la società, penso che questo sia stato ripagato anche
fuori dal campo. Per me un giocatore può sbagliare partita, può
sbagliare tante cose, non essere perfetto in una giornata…ma
l’importante è sempre dare il massimo. Purtroppo nel calcio si
guarda troppo quando uno fa gol e non si vede mai tanto il lavoro
sporco di un giocatore che è altrettanto importante. La
Champions è il sogno di ogni ragazzo che gioca a calcio, io ho
lavorato tanto ed è un sogno che per me si è avverato. E’ un’altra
atmosfera, un campionato a sé: alla fine è un percorso corto e
quando si sbaglia si paga, però ci si possono togliere tante
soddisfazioni e questo è quello che noi dobbiamo provare a fare.
Vogliamo arrivare il più lontano possibile. Il girone è difficile,
per come siamo messi in questo momento possiamo farcela ma dobbiamo
pensare a una partita alla volta”.