“Roma è bellissima, in Italia la tattica è tutto. Cori razzisti? Non reagisco, sarei più stupido di loro”. A tutto Rudiger
Antonio Rudiger, difensore della Roma, tornato a giocare con la Germania dopo l’infortunio di questa estate, ha parlato al sito tedesco sportbuzzer.de. Tanti gli argomenti trattati, dal recupero dell’infortunio fino all’esperienza con la maglia giallorossa. Definita “una città bellissima con un cibo eccezionale”, ma troppo invadente: “Ecco forse vorrei un po’ più di privacy. Quando cammino per le strade di Berlino, mi riconoscono, ma le persone mi chiedono gentilmente se possono scattare una foto. A Roma è diverso. C’è una passione incredibile”.
Una parte di carriera macchiata però da episodi di razzismo, come gli ululati percepiti durante il derby: “È un peccato che succedano ancora queste cose nel 2017. Non ho reagito quando li ho sentiti perché altrimenti sarei stato più stupido di loro. Queste cose non sono mai successe in Germania, neanche nei derby. Anche perché Berlino è una città multiculturale. Sono cresciuto con le persone di tutte le provenienze: tedeschi, arabi, asiatici. Eravamo sempre tutti insieme”.
Un ritorno con la maglia tedesca dopo nove mesi dall’infortunio al ginocchio subito poco prima dell’inizo dell’Europeo: “Sarebbe stato il primo grande torneo a cui avrei partecipato, è stata una grande amarezza averlo saltato per quell’infortunio. Il recupero è stato difficile. È stato soprattutto molto difficile dover vedere i miei compagni di squadra scendere in campo mentre io invece dovevo lavorare per ore e ore in palestra.+
Rudiger conclude tornando a parlare di Roma. “Qui in Italia la tattica è tutto, infatti a Trigoria passiamo anche un’ora e mezza ad analizzare video e in campo trascorriamo più di un’ora a studiare la tattica”. Campo che vuol dire rapporto giornaliero con quell’icona chiamata Francesco Totti: “È diventato normale sedermi al tavolo con lui, adesso posso anche parlarci in italiano. Ma poi lo guardo e penso ‘Wow, questo è Francesco Totti, ed è seduto di fronte a me’. È una cosa che mi succede spesso”.