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Barcellona spento, il Clásico torna al Real: è dei blancos la prima mini-fuga in Liga

Real Madrid (imago)

Dopo quattro sconfitte consecutive, il Real Madrid fa suo il Clásico: i blancos ora sono primi in Liga a +5 sui blaugrana

C’è stato praticamente tutto nel primo Clásico stagionale tra Real Madrid e Barcellona. Lo spettacolo di una delle partite più attese del mondo del calcio è iniziato fin dai giorni precedenti alla sfida del Bernabeu.

Ci ha pensato Lamine Yamal ad accendere la rivalità, con le parole degli ultimi giorni sul Real che non sono per niente piaciute dalle parti di Madrid e che hanno portato alle stelle l’attesa per quella che doveva essere ed è stata una battaglia non solo sportiva.

Infatti, poi c’è stato il campo, che ha visto il Real Madrid tornare a battere i blaugrana dopo i quattro pesantissimi ko della scorsa stagione. Negli accesissimi quasi 100 minuti di Madrid, alla fine, Yamal per una volta non è riuscito a passare dalle parole ai fatti.

A vincerla sono state le stelle in maglia blanca, troppo in giornata per un Barcellona che va a sprazzi e che non ha né Lewandowski né Raphinha. Lo spettacolo non è mancato, ma nel 2-1 finale c’è stata anche un’importante dose di nervosismo, che ha acceso la sfida anche a bordo campo. Perché il Clásico non finisce mai e la sfida è già lanciata per il ritorno.

Mbappé, Vinicius, Bellingham: brillano le stelle del Real Madrid

Le intenzioni del Real sono state chiare fin da subito, con un approccio alla partita molto più aggressivo rispetto a quello troppo timido della squadra di Flick. Al 12′ Mbappé aveva già trovato un gol pazzesco da fuori, poi annullato dal Var. Poco male, perché gli sono bastati 10 minuti per trasformare in rete una grande palla servitagli da Bellingham, che poi ha risposto in prima persona al momentaneo pareggio di Fermín López. E i fuoriclasse del Real non sono nemmeno stati perfetti, perché proprio Mbappé al 52′ si è fatto parare da Szczesny il rigore che poteva valere il 3-1.

O anche perché, dopo una partita da protagonista, Vinicius ha voluto regalare a Xabi Alonso l’unica nota negativa della serata, con una reazione furiosa alla scelta di sostituirlo al 72′ con Rodrygo. Ma in campo, il Real questa volta ha schiacciato il Barcellona e ha saputo rendersi molto più pericoloso, anche con tre gol non convalidati nel corso della partita. Alla fine, i 3 punti valgono l’allungo a +5 sul Barcellona, col primo tentativo di mini-fuga del campionato. Ma è anche un messaggio chiaro ai rivali, che venivano da quattro vittorie consecutive nel Clásico.

Lamine Yamal, Barcellona (imago)

Yamal spento, Szczesny non basta: l’altro volto del Clásico

Dall’altra parte, il grande atteso del pomeriggio, Lamine Yamal, per una volta ha deluso le aspettative. Il classe 2007 è stato sempre troppo in ombra, mai capace di prendersi la squadra sulle spalle e di fare la differenza con le sue giocate. Ma come lui, la maggior parte dei suoi compagni non ha saputo fare di più. Ne è un esempio Pedri, che ha anche chiuso la sua partita con un minuto d’anticipo per l’espulsione arrivata nel finale, in seguito alla quale il crescente nervosismo che si iniziava a percepire si è riversato a bordo campo.

Non è bastata la grande prestazione di Szczesny, che nel secondo tempo ha tenuto in piedi i suoi fino alla fine, anche con il rigore parato a Mbappé, in cui i suoi meriti superano i demeriti del francese. E non è bastato nemmeno un altro gol di Fermín López, unico vero squillo offensivo di una partita in cui i blaugrana non sono mai stati pericolosi. Col 2-1 finale, il Barcellona torna a conoscere la sensazione della sconfitta in un Clásico. E anche Yamal, alla fine, ha dovuto pagare le dichiarazioni fatte prima della partita, che Carvajal non ha mancato di rinfacciargli al termine della gara. Anche questo ha fatto parte della trama di una sfida quasi da film.

Simone Solenghi

Nato nel 2003 e cresciuto a Piacenza, da sempre vivo a San Nicolò, il paese degli Inzaghi. Mi accomuna a loro la passione per il calcio, nata dalla prima volta in cui andai allo stadio con mio nonno. Con la palla non ho la stessa qualità, quindi ho preferito passare dal campo alla tastiera. Dalle telecronache delle mie partite alla playstation sono così passato ai primi articoli su Serie C e D. Il racconto dello sport mi affascina da sempre, ora sogno di farne il mio lavoro.

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