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Raiola: “Pogba? Voglio il meglio per i miei calciatori. Potrei comprare la Roma, se fosse sul mercato”

Negli ultimi giorni non si parla d’altro: Paul Pogba al Manchester United per una cifra record. Ancora una volta c’è di mezzo lui, Mino Raiola. Tuttavia al “piazzaiolo” di Haarlem non interessa stabilire record, ma concludere affari che rendano felici i suoi calciatori. “A me delle operazioni da record non frega niente” – dichiara Raiola nel corso di un’intervista concessa al Corriere dello Sport – “I giornali scrivono che Pogba può stabilire il record, ma io i record li ho già fatti con Ibrahimovic e Nedved. Io voglio il meglio per i miei calciatori e quindi anche per Pogba. E’ stato Paul a chiedere di andare? Non rispondo a nessuno e non parlo dei miei affari. Di certe cose discuto solo con i miei assistiti e loro sanno sempre come stanno le cose”.

Raiola parla anche della situazione relativa a Balotelli: “Nella vita non è mai troppo tardi. Se pensate che Mario mi faccia disperare, vi sbagliate perché la sua vita è migliorata parecchio e adesso deve solo avere l’occasione giusta. Certo, ha bisogno anche di un po’ di fortuna che nelle ultime stagioni non ha avuto, ma vi assicuro che è una grande persona, un ragazzo con un grande cuore. Sta pagando per cose sue o non sue. Vediamo quello che succede. Io non chiudo la porta di fronte a nessuna soluzione. Per Mario e per tutti i miei calciatori. Ascolto quello che mi viene proposto e poi decido con loro”. Dai calciatori ai club, Mino non si pone limiti: “Se la Roma fosse sul mercato, insieme a un gruppo di investitori, potrei comprarla perché sarebbe un progetto interessante. Gli americani per il club giallorosso hanno fatto poco e non credo nel loro progetto. Esattamente come non credevo nel progetto dell’Inter“.

Pochi investimenti a Roma e Milano: “Per ora ho sentito parlare di un progetto per la costruzione dello stadio, ma non ho visto investimenti come quelli che hanno fatto al Psg o al City. Gli americani hanno speso 300-400 milioni? Non mi sembra… Ho visto acquistare giocatori, ma anche rivenderli. La Roma ha un direttore sportivo (Sabatini, ndr) bravo a scovare i talenti, ma se prima costruisci e poi smonti tutto, come fai a crescere? Passando all’Inter posso dire che fino ad ora non aveva un progetto e secondo me c’è stata solo attesa. Attesa che arrivasse qualcuno per comprare il club. Anche in questo caso niente investimenti, ma gestione della società. Adesso ci sono i cinesi che hanno soldi, ma devono avere anche un progetto tecnico e delle idee. Google è stata un’invenzione e non è mica costata miliardi… I soldi da soli non bastano per far bene”.

Italia paese “fermo” secondo Raiola: “Non guarda quello che di buono fanno gli altri, cercando magari di copiarlo. E così gli altri ci hanno mangiato il pane in casa nostra. Ora sta succedendo anche nel calcio con i cinesi. L’Italia deve cambiare. Idem la Serie A. Il calcio è lo specchio della società e della politica. Per tornare competitivi ci vuole una rivoluzione. Non è possibile che non si possano costruire stadi per i tifosi, che non si riesca a rendere sicuri gli impianti e a sconfiggere i violenti. E poi i giovani: bisogna farli crescere bene, dar loro delle opportunità e avere il coraggio di valorizzarli. In Germania lo hanno fatto e adesso quello tedesco è il campionato più giovane d’Europa. Questo risultato, però, lo hanno raggiunto insegnando calcio ai bambini, con allenatori preparati. L’Inghilterra sta facendo gli stessi errori dell’Italia: lì puntano tutto sui diritti tv e poco sui giovani. Per ora hanno i soldi e l’impresa del Leicester è stata bella: dà speranza e fa capire che non solo le grandi possono vincere”.

La fortuna della Juventus? La serie B: “I bianconeri vincono perché hanno avuto la fortuna-sfortuna di andare in Serie B. Hanno ricostruito la struttura, si sono dotati di uno stadio di proprietà e hanno iniziato a investire sul mercato nazionale e internazionale. Altre 4-5 società italiane invece non lo hanno fatto: prendevano i soldi dalle tv e non costruivano niente. Adesso raccolgono i frutti… Nel calcio bisogna cambiare quando sei forte, altrimenti è tutto più complicato”.