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La silente attesa del Qatar, dalle naturalizzazioni alla politica dei giovani

Alla scoperta della nazionale padrona di casa al Mondiale di novembre

In questi giorni sono in corso le ultime partite di qualificazione ai Mondiali in Qatar che si svolgeranno tra il 21 novembre e il 18 dicembre del 2022. Tra ultime partite della fase a gironi e match di play-off, i prossimi giorni qualificheranno alla massima rassegna per nazionali le ultime 13 squadre mancanti

Ma c’è una nazionale che al Mondiale è di fatto qualificata da 12 anni, e che al sorteggio del prossimo 1 aprile comparirà come testa di serie e sarà assegnata al girone A. Si tratta ovviamente dei padroni di casa, della nazionale del Qatar. Una squadra avvolta perlopiù nel mistero, sconosciuta o quasi alla maggioranza degli osservatori. 

 

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La vittoria della Coppa d’Asia

Eppure, il Qatar ha ottenuto solo 3 anni fa un risultato eccezionale e impronosticabile, vale a dire la vittoria della Coppa d’Asia. Si giocava negli Emirati Arabi, e il Qatar non vinse, stravinse quel torneo con 7 vittorie e un solo gol subito, da Takumi Minamino, l’1-3 del Giappone in finale. Il miglior giocatore della rassegna, nonché capocannoniere, fu l’attaccante sudanese, naturalizzato qatarino, Almoez Ali, autore di 9 reti, davanti anche ad Azmoun e Shomurodov, fermi a 8. 

 

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L’Aspire Academy

Il risultato di quella manifestazione fu più che sorprendente, per una nazionale che è nata nel 1970, quando il Qatar non era ancora uno stato indipendente bensì un protettorato britannico, che nell’edizione della Coppa d’Asia del 2015 era arrivata all’ultimo posto del girone a 0 punti. Ma l’ascesa del Qatar è stata pianificata e prevista da tempo. Almeno dal 2004, anno di nascita dell’avveniristico progetto della Aspire Academy.

 

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Voluta dalla famiglia regnante Al Thani, oggi proprietaria del Paris-Saint Germain, questa Academy forma giovani provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto dal continente africano, in ogni disciplina sportiva, dall’atletica al calcio passando per la pallamano. Lo sbocco naturale, dopo l’esperienza nell’Academy, è l’approdo in una delle squadre controllate dalla famiglia, come il Cultural Leonesa in Spagna, il LASK Linz in Austria, o ancora il KAS Eupen in Belgio. Quasi sempre, dopo qualche anno questi giovani sono anche naturalizzati, e non è infrequente che cambino nome. 

La nuova politica dei giovani

La politica della naturalizzazione non è certo una novità, nello sport qatarino. Eppure, la svolta è arrivata qualche anno fa, in seguito a risultati sportivi assai deludenti, quando si è scelto di ricalibrarla: non più calciatori maturi, in genere spagnoli o brasiliani, bensì appunto giovani alle loro prime esperienze. Il progetto ha acquistato una fisionomia olistica quando ha imbarcato tre esponenti della filosofia barcellonista: l’ex capo della Masìa Colomer e Xavi Hernandez, allenatore dell’Al Saad tra il 2015 e il 2019, e infine il ct della nazionale, Felix Sanchez Bas, per dieci anni allenatore dell’U19 dei catalani. 

 

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Le sfide a Portogallo e Serbia

Bas ha vinto la Coppa d’Asia del 2019 e ha coinvolto un popolo solitamente indifferente al calcio in un abbozzo di festa di piazza. Già nel 2018 era arrivato un risultato incredibile: la vittoria in Svizzera, contro gli elvetici, per 1-0. Ma quella era un’altra storia, un’amichevole è un’amichevole. Come di amichevoli ne ha giocate tante, il Qatar, per avvicinarsi ai Mondiali che ospiterà in casa propria a novembre. Per non rimanere a digiuno di partite troppo a lungo, e cimentarsi con avversari di alto livello, la squadra di Bas è stata inserita, fuori classifica, nel girone A delle European Qualifiers. Faceva base a Budapest, e affrontava in gare di andata e ritorno le altre 5 nazionali delraggruppamento. Com’è andata? Sono arrivate sonore sconfitte (i due 4-0 dalla Serbia e quello dell’Irlanda) ma anche pareggi (1-1 sempre con l’Irlanda) e due vittorie (2-1 all’Azerbaijan, 1-0 al Lussemburgo). 

 

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Le amichevoli sono amichevoli, ma il Qatar non è ancora parso pronto per affrontare una rassegna intercontinentale come i Mondiali. Ma si sa, nel vivo di un torneo tutto può succedere. Anche una qualificazione agli ottavi che avrebbe del clamoroso. Il Qatar va avanti, tra stadi avveniristici la cui costruzione sarebbe costata la vita a oltre 6000 persone, e grandi polemiche. La sua nazionale attende: ed è un’attesa silente, ma speranzosa