‘Piacere, sono Iron Man!’. Perez, il supereroe di Ascoli: “L’esultanza con la sua maschera e quella (mancata) con la mano illuminata”
Ogni squadra ha il suo supereroe. Tautologia semi-realistica. Spesso è quello che segna sempre, ma il mondo dei super-poteri in fondo non è precluso a nessuno: dalla mascotte dello spogliatoio a chi, ad esempio, esulta con la maschera di Iron Man. Se poi fai la punta e vinci anche alla play station, il passo verso la saga Marvel è davvero molto breve. Chissà se Leonardo Perez, attaccante dell’Ascoli, c’ha mai pensato… “Mi farebbero comodo i super-poteri, giusto un paio me ne basterebbero. Qui mi chiamano Iron Man, è vero. Tutto è nato da un’esultanza speciale…”. Ah, quindi nessuna prova di forza particolare…
Come la domanda, che spesso gli porgono gli avversari, anche in campo… ‘Ma sei spagnolo o argentino?’. O magari entrambe? Ma poi il nome suonerebbe strano, “infatti sono italianissimo. Il mio bisnonno è nato a Tenerife, poi si è trasferito subito in Puglia e io ovviamente sono nato qui”. Per la storia dei super-poteri, però, dobbiamo ancora attendere. Andiamo con ordine, come piace a lui. Metodico e maniacale Perez, “il disordine mi fa impazzire.Mi dicono che sono uguale a ‘Don Jon’. Ma io non sono un donnaiolo dai…”. Preciso come pochi: lo spogliatoio, la casa, la stanza condivisa con Giorgi nei ritiri pre-partita…guai se c’è una cosa fuori posto! “E infatti Giorgi mi ha mollato dopo un anno e mezzo. L’altro giorno mi ha detto, ‘guarda Leonardo io mi trasferisco che ho bisogno di tranquillità’. Ho accettato, ma con riserva”.
Il primo amore non si scorda mai, dicono. E per Perez ha un colore ben preciso: il rosso ovviamente, con l’aggiunta del bianco. “A Bari è stata una bella esperienza nel complesso. Ricordo i primi mesi – racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – che non segnavo e allora l’allenatore mi regalò un pallone con una corda… ‘Da oggi prima delle partite ti riscaldi così’. E c’ero io lì da solo con questa corda e la palla… Effettivamente dal punto di vista tecnico ero in ritardo rispetto agli altri”. Dalla ‘pallacorda’ rivoluzionaria (in tutti i sensi…) all’arrivo di Antonio Conte, una svolta per Perez. “E’ venuto qui a gennaio e mi ha chiamato ad allenarmi con la prima squadra. Il primo giorno mentre stavo facendo due passaggi con un compagno di squadra, mi fa… ‘Tu settore giovanile niente, eh?’. ‘Mister, ma io vengo dalla Serie D’… ‘Perfetto Leonardo, allora da domani ti fermi al campo quando finiamo e fai questi esercizi qua’. Lui ha una cultura dell’allenamento incredibile. Di lui mi porto ancora dentro una frase che ci disse, ‘non conta essere dei fenomeni, conta avere la fame perché questa ti porta a fare cose che altrimenti non faresti’. Tutto sembrava andare bene, 15 gol in Primavera e le convocazioni in prima squadra…”. Sembrava, appunto. Perché una legge, il temuto ius, frenò le sue ambizioni. “C’era una normativa che se tu non avevi fatto due anni di settore giovanile non potevi esordire ed io tanto bene ero arrivato al Bari in prestito con diritto di riscatto. Il risultato? Mi ritrovai a piangere come un bambino fuori dal residence”. Beh, anche i supereroi hanno i loro momenti di debolezza, dai. “Mettiamoci anche la sfortuna. Successivamente in un’amichevole contro una rappresentativa, mi sono fatto male al collaterale e anche quell’anno niente esordio”.
E’ stata una maledizione, altro che gioia ‘della prima volta’. “Ogni tanto ci ripenso, mi chiedo perché non sono riuscito a fare una carriera un po’ diversa”. Ma in fondo tutto è servito, ‘fa esperienza’ come si dice. E’ cresciuto Perez, con consapevolezza, voglia di rialzarsi. E ha perfino creato un nuovo indirizzo email… “Sono stato obbligato! Perché quello ‘giovanile’ era con Fernando Torres che è il mio grande modello. E magari dovevo prenotare da qualche parte con fernandotorres@… non era proprio il massimo”. Quella nuova è @ironman.it? “No, no per quella c’è tempo”. Ma così lo sollecitiamo in maniera piuttosto velata a svelarci il suo ‘segreto’, l’esultanza (anzi, la mossa) speciale. “Giocavo con l’Ascoli in Serie C, ero a quota 9 gol. Un giorno a Milano dico alla mia ragazza, ‘amore, quando faccio il 10 esulto con la maschera di Iron Man’. Eravamo fidanzati da poco, quindi era anche un modo per dedicargli un qualcosa. Detto, fatto. La settimana dopo segno, mi portano la maschera dalla panchina, me la metto e faccio il gesto del soldato”. Che, poi quest’ultimo ha anche un altro significato ben preciso, “esatto, visto che qui ad Ascoli i tifosi ci chiedono sempre e giustamente orgoglio e impegno, questo gesto significa che io sono ‘agli ordini’ della tifoseria”. Molto ingegnoso, senz’altro il soprannome Iron Man Perez se lo è guadagnato sul campo.
Anche se poi, diciamolo dai, la seconda volta che c’hai provato non è che sia andata così bene… “L’anno scorso prima della partita contro il Pescara mi avevano regalato la mano di Iron Man che si illuminava. Tanto bene giocavamo di notte, quindi ho detto tra me e me… ‘Stasera la indosso, la metto in macchina’. E lì è rimasta. Ho segnato, ma la mano magica non ce l’avevo e così ho dovuto rimandare la cosa. Senz’altro è un auspicio per il futuro…”. D’altronde un supereroe senza poteri e oggetti magici non sarebbe tale.
Maschera e non, per Perez una cosa è davvero importante, “che nessuno mi parli prima della partita. Non voglio sentire niente. O mi chiudo in bagno o vado diretto nel corridoio”. E’ il suo rito scaramantico, guai a toccarglielo. E se qualche compagno di squadra prova a mettergli in disordine la cucina… Meglio non pensarci, è pericoloso Perez, non solo in area di rigore. D’altronde, è o no un supereroe?