Parole d’ordine: semplicità e programmazione. Il Chievo vola sulle ali di Inglese e Pellissier
Ph Instagram Stefano Sorrentino
Dare un titolo alla nona giornata di Serie A, facile: “(Non) è un campionato per vecchi”. Regia: fratelli Coen. Protagonisti: Quaglierella, Pazzini e Pellissier. Comune denominatore? I gol in Serie A: tanti, più di tutti quelli in attività. Altro fattore in comune: la carta d’identità, che segna +30 già da qualche anno. Basta però vedere come giocano per non farci caso. E l’esempio è freschissimo. Derby di Verona spettacolare come capita spesso: pareggia Pazzini per l’Hellas, la decide Pellissier e il Chievo vola. Sesto risultato utile consecutivo, derby vinto in rimonta e realtà consolidata. Il Chievo ormai fa scuola e non è più una notizia. Semmai sorprende che il protagonista assoluto sia ancora una volta il capitano gialloblu: 38 anni e non sentirli. Sempre al posto giusto al momento giusto. Questione di genetica, o di DNA per dirla alla Maran: “Queste qualità ce l’ha dentro e sono felice le abbia tirate fuori oggi. Sono contento che sia stato l’uomo decisivo per quanto sente questa partita”. Naturale, ormai per Sergio Pellissier la maglia del Chievo è una seconda pelle, la sua nuova casa. Viaggia a ritmi altissimi: 484 presenze totali e 134 reti.
L’ULTIMA BANDIERA
Proprio l’anno scorso di questi tempi siglava il suo 100esimo in A, ma di fermarsi non ci ha nemmeno pensato: “A 37 anni sono ancora utile, posso dire la mia e continuare a segnare!“, diceva. E il seguito gli ha dato ragione. Il segreto? Lavoro, sacrificio ed umiltà. Soprattutto quella. Mai fuori le righe, ragazzo semplice Pellissier, l’anti-divo per eccellenza: solo tanto sudore per farsi trovare pronto la domenica: “Quest’anno stavo giocando poco, oggi sono riuscito a segnare. Straordinario, è bellissimo vincere. Ogni settimana lavoro per conquistarmi un posto. Sono strafelice“. Più che le parole colpisce lo sguardo. Sognante. Eppure di gol ne ha fatti tanti, ma ognuno è una nuova scoperta per Pellissier. Una delle ultime bandiere del nostro calcio, anche se quando lo paragonano ai grandi quasi arrossisce: “Io come Maldini? Mi viene da ridere dai…“. Poche parole, solo fatti, così è diventato grande. Ha lottato per farsi strada e per il momento non ha nessuna intenzione di mollare: “Il giorno in cui mi sveglierò e non riuscirò a muovermi come un tempo smetterò”. Quel giorno sembra ancora lontano e Sergio continua a far sognare i tifosi del Chievo, come se il tempo non fosse mai passato.
PAROLA D’ORDINE: SEMPLICITA’
Se c’è una qualità sulla quale poggia la fortuna del Chievo senza dubbio è la semplicità. Nella gestione societaria e nello spirito dei suoi giocatori, soprattutto quelli più rappresentativi. Perché se Pellissier ha deciso il derby con una zampata, Bob Inglese lo ha tenuto in bilico fino all’ultimo con una doppietta decisiva: “Siamo stati bravi a non perdere fiducia, la squadra avversaria non molla mai“. Proprio come lui, un ragazzo come tanti, semplicissimo appunto. Golden boy del Chievo e protagonista in Serie A ma con la testa sempre proiettata alle cose importanti della vita: la famiglia, l’amore e i suoi amici. Ah, poi c’è Vasto, dove torna appena può: “E’ il posto che amo più di tutti. Sia in inverno che in estate, quando torno cerco sempre di fare una passeggiata lì. Mi mette serenità“. Un altro dei suoi segreti, oltre alla continua voglia di stupire. Un po’ come il suo Chievo, che in fondo però non dovrebbe sorprendere più, perché stare lassù per la squadra di Maran è diventata normalità.