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Panucci: “A Terni vogliamo fare qualcosa d’importante: aspetto rinforzi. Serie A? Juventus anni luce avanti”

Christian Panucci riparte da Terni. Stagione da dimenticare quella passata a Livorno, nonostante un inizio con il botto. In Umbria spera di trovare l’ambiente giusto per lavorare con continuità e magari puntare al salto di categoria:

“Mi ha convinto il d.s. Larini a Bologna” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “L’obiettivo è migliorare i 53 punti dell’anno scorso, fare qualcosa di importante. Partiamo quasi da zero con una squadra da rifare, ma con una buona ossatura, mi piace. Però aspetto i rinforzi. A me interessava lavorare e poi la piazza è tosta e ha fame di calcio, quindi mi stimola. Opinionista? No, sono innamorato di questo lavoro e lo faccio con voglia e passione, sono molto motivato, questo è il mio mestiere. Livorno? Nel primo esonero avevo lasciato la squadra in zona playoff. Quando sono tornato stavamo comunque facendo bene. L’obiettivo era salvarsi e stavamo facendo un miracolo: mi è rimasto un grande rimpianto per non aver potuto lavorare bene, ho sofferto tantissimo. Se sbaglio io mi prendo le colpe: sono orgoglioso per aver allenato lì, ma dispiaciuto per non aver potuto farlo serenamente. La società è troppo instabile”.

Chi è la favorita della serie B? “Nello scorso torneo Cagliari e Pescara in lotta per la A ci potevano stare, ma chi credeva nel Crotone? Ora le squadre sono ancora da formare, ma credo che il Verona parta sopra a tutti con un’ossatura importante. Il Cagliari era più forte di quello retrocesso l’anno prima, bisogna vedere se lo sarà anche il Verona: dipende dall’approccio che avrà. Il Cesena sta facendo una buona squadra, tra le sorprese aspettiamo il 31 agosto, ma una ci sarà di sicuro”. Oddo sale, Brocchi scende, Gattuso arriva dalla Lega Pro: “Dico in bocca al lupo a Oddo per la A, Rino e Brocchi sono contento di rivederli. Il Milan è una grande scuola, di calcio e di vita, insegna tanto: la cultura del lavoro, il rispetto, la cura dei particolari. A noi è servito, ora non è più un Milan così. Da quando il presidente non è più stato presente e non ha più potuto investire come prima. Il mio Milan resta irripetibile: con noi non giocava il Pallone d’oro Papin“.

Roma? Speciale, ma non l’unica: “Vivo nella capitale, c’è un feeling particolare, ma io sono riconoscente a tutte le squadre dove sono stato, a partire dal Genoa dove sono cresciuto. L’altro giorno mi ha mandato un telegramma di in bocca al lupo il Real Madrid, da questo capisci che è una società top. La Roma sta facendo una bella squadra con un tecnico bravo, ma sempre sotto la Juve. I bianconeri sono anni luce avanti a tutti, complimenti, sono imbattibili in Italia e tra le big d’Europa”. Elogi speciali per Antonio Conte: “E’ un grande. Trasmette le sue idee, come gestisce, dà un’idea di gioco, emozioni. Dispiace che abbia lasciato l’Italia. In Francia ha fatto un miracolo per la squadra che aveva, lo apprezzo tantissimo”.

Panucci tira le orecchie al movimento calcistico italiano: “Non possiamo sempre pensare di essere i più furbi di tutti, dobbiamo crescere.  Serve più tecnica, è sbagliato il modo di far crescere i giovani e deve tornare a essere importante il ruolo dell’allenatore. Ci sono troppe persone che lavorano nel calcio e non hanno mai giocato, gente che fa altri lavori e si inventa direttore sportivo. Servono settori giovanili all’altezza con strutture adeguate e veri istruttori. Tanti si sentono scienziati, non si può far fare tattica a ragazzini che non sanno calciare il pallone. Ci vogliono quei vecchi allenatori che ti mettevano contro il muro a calciare. Mio padre faceva così con me: quando nel 1994 ho giocato la finale di Champions a sinistra mi sono ricordato di quelle ore passate con lui a imparare a calciare di sinistro”.