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Palermo, la prima di Fulignati in Serie A: l’allievo di Sicignano e l’eredità scomoda di Sorrentino

Nel Palermo sembra quasi che ci sia da una vita, tanta è la voglia di non lasciarlo. Eppure in questi quattro anni Andrea Fulignati ha inseguito un: la Serie A, sempre sfiorata, prima di stasera. Lopez ha scelto di gettarlo nella mischia contro la Roma, ponendo fine ad un’attesa che sembrava non poter finire. Eppure l’età è ancora quella di un giovane, non di uno che arriva in ritardo al grande palcoscenico. A Palermo è sempre stato considerato un giocatore di prospettiva: bravo è bravo, giura chi lo ha visto allenarsi e giocare in Primavera. Perché con i colori rosanero, questo portiere toscano classe ’94 ha iniziato dall’ultimo gradino delle giovanili. Preparatore? Vincenzo Sicignano, lo stesso che ha ritrovato tra i big nell’estate 2015 (quando lasciò il ritiro in corso d’opera per andare al Trapani) e che adesso si prepara a lanciarlo verso l’esordio in massima serie. Lui, come Fabrizio Alastra (esordiente in A la scorsa stagione), è una sua “creatura”. Di quelle su cui puntare.

Il Palermo lo ha fatto e lo continua a fare, ma a tutti è sempre rimasto in mente un dubbio. Perché Fulignati non ha mai voluto lasciare la Sicilia per trovare spazio in prestito? Persino Stefano Sorrentino, nell’estate del ritorno in massima serie, non si risparmiò una tirata d’orecchi pubblica. “Purtroppo qui è il terzo portiere e non può fare neanche le amichevoli, io a vent’anni giocavo già in Serie A”. Parole che rispecchiavano l’idea di tutto l’ambiente: perché un portiere così promettente non va a raccogliere i primi gettoni da professionista? L’attuale portiere del Chievo, poi, è sempre stato uno senza peli sulla lingua e la sua uscita in sala stampa fu chiara. Peccato che Fulignati non lo ascoltò e che lo stesso giocatore, quando si trasferì un anno dopo, scelse la piazza più vicina: Trapani.

Un’ora di strada, clima identico e la possibilità di mettersi in mostra. Un po’ in ritardo, dato che a ventuno anni ancora non aveva messo a referto una singola presenza tra i grandi, ma il legame con Palermo si è dimostrato sempre più forte della necessità di giocare. Non che in maglia granata le occasioni siano arrivate a grappoli: esordio per “tappare” le falle di Nicolas, due partite da applausi e la terza che pregiudica tutto. Stadio Comunale di Chiavari, uscita spericolata fuori area e palla colpita con le mani dopo tredici minuti. Espulsione, partita che il Trapani perde 4-0 al cospetto dell’Entella e panchina fino al termine di una stagione vissuta col sogno della Serie A sfumato nella finale playoff.

La Serie A, Fulignati, la ritrova a Palermo. Sa benissimo però di essere il secondo di Posavec e di rischiare addirittura di diventare nuovamente il terzo, qualora dovesse arrivare un portiere d’esperienza. La chioccia per il croato non arriva e le gerarchie rimangono invariate. Da vice di Nicolas in B a vice di Posavec in A, anche se il pupillo di Maurizio Zamparini rimane il titolare fisso a dispetto di una stagione non certo esaltante. L’unica chance per Fulignati arriva in Coppa Italia, contro lo Spezia: il Palermo soffre e il ventiduenne nativo di Empoli si esalta. Si va ai rigori e para il tiro di Galli, dando a Balogh la chance di chiudere l’incontro. L’ungherese sbaglierà e verrà seguito a ruota da Goldaniga, condannando i rosa all’eliminazione ma dando a tutti una certezza: Fulignati c’è ed è pronto a rispondere presente. Quattro mesi dopo, alla prima del Palermo senza Zamparini, arriva finalmente la chiamata: Fulignati si prepara ad esordire in Serie A, contro la Roma. A ventidue anni il tempo è ancora dalla sua parte.