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Open VAR: “Giusti il rigore per il Toro e il rosso a Ricci”

Il punto sugli episodi arbitrali di Serie A a Open VAR. 

Antonio Damato, collegato da Lissone, ha commentato i principali episodi arbitrali della trentunesima giornata di Serie A.

Torino-Verona, con il rosso diretto a Ricci e il rigore per i granata assegnato dopo On Field Review, è stato il focus principale del suo intervento.

L’ex arbitro, oggi membro CAN, ha promosso l’operato di Bonacina, direttore di gara della sfida dell’Olimpico Grande Torino, e del VAR Ghersini.

Il terzo e ultimo episodio affrontato è stato il tocco di braccio di Candé in Lecce-Venezia.

Torino-Verona, l’analisi degli episodi a Open VAR

Bonacina ha rilevato live, sul terreno di gioco, il grave fallo di gioco“, dice Damato complimentandosi con l’arbitro per l’espulsione di Ricci, motivata da un grave fallo di gioco ai danni di Ajayi. I criteri per il rosso diretto ci sono tutti: “Vigoria sproporzionato, tacchetti esposti, intensità, velocità, punto di contatto alto“.

Sul rigore per i granata, concesso per un fallo di mano di Sarr su sviluppi da calcio d’angolo, Bonacina ammette di non aver colto live la dinamica dell’impatto. Il VAR si focalizza sul punto di contatto. A determinare la punibilità, a detta di Damato, è la “posizione innaturale del braccio“; il calciatore gialloblù “fa più grande se stesso, per regolamento l’impatto col pallone è punibile“, conclude.

Un arbitro di calcio

L’altro episodio trattato a Open VAR

L’ultimo episodio preso in considerazione è stato il tocco di braccio di Candé nel finale di Lecce-Venezia, con l’arbitro Piccinini che non ha assegnato calcio di rigore. Il VAR Meraviglia parla di un impatto che è “assolutamente fortuito, non ci sono extra-movimenti punibili“. Damato conferma la correttezza del non-intervento: “Il difensore viene anche trattenuto, il pallone in maniera casuale finisce sul braccio“.

Infine, un’importante considerazione sul fenomeno della violenza contro gli arbitri, con i recenti episodi verificatisi in varie regioni che hanno portato l’AIA a oscurare il proprio sito come forma di denuncia: “Parliamo di un fenomeno sociale e non solo sportivo, calcistico, da sconfiggere una volta per tutte, di un problema della società civile. Serve una presa di coscienza collettiva“.