Obrigado Alisson Becker
Molto amaro. Come l’ultimo mate romano postato sui social da Alisson dalla terrazza di casa sua. Come l’umore di tanti tifosi giallorossi, sedotti e conquistati dalle sue parate e ora abbandonati e in cerca di un nuovo numero uno. Le ultime ore di Alisson Becker a Roma sono state piene di pensieri e ricordi, con la mente che è tornata indietro all’inizio dell’esperienza romana difficile e turbolenta, ma che è servita per farlo diventare quello che è.
Su quella terrazza ha costruito le sue fortune. Lì si è costruito una palestra dove lavorare sul fisico per diventare uno dei portieri più forti del mondo, anche dopo gli allenamenti di Trigoria. Lo ha voluto fortemente Alisson. Ha voluto quel numero uno della Roma e se l’è conquistato, con pazienza e tanta fatica. Le prime trentotto partite di campionato, un’intera stagione, seduto sulla panchina a vedere il compagno Szczęsny giocare. Ci sono voluti pazienza e carattere forte, in tipico animo tedesco e poco brasiliano. Come le sue origini che emergono dai lineamenti, dal cognome e dalla città da cui è nato: Nova Hamburgo. Una cittadina del Rio Grande do Sul, enclave tedesca nell’estremo sud brasiliano. La nonna gli parlava tedesco, forgiando uno spirito duro e coriaceo così come dimostrato sul campo. La mamma, portiere nella squadra di pallamano e il papà in quella del sindacato dei lavoratori, ne hanno segnato la strada tra i pali. Il merito però è stato del fratello, di cinque anni più grande anche lui portiere nell’Internacional. Alisson è cresciuto inseguendo Muriel. Cresciuto tardi in altezza invece e solo dopo i 15 anni è diventato l’omone che oggi incute timore agli attaccanti. “Non mi considero l’ultimo baluardo, ma un difensore che partecipa cerco di fare presenza sugli attaccanti”. Questo è stato l’Alisson portiere a Roma. Determinante e incisivo, al cospetto di un ruolo solitario e marginale, quale quello del portiere.
O goleiro gato
Sarebbe potuto diventare un modello, per via della sua bellezza. Il suo sogno però è sempre stato quello di essere un portiere. La bellezza estetica in porta invece non è mai stato il suo forte. Portiere istintivo ed efficace. Poche le parate spettacolari, tante quelle essenziali per salvare il risultato. La più importante? Quella contro l’Atletico Madrid alla prima giornata di Champions League su Saul al minuto 93, che hanno indirizzato le sorti di un girone con la Roma protagonista. E poi quelle contro lo Shakhtar e il Barcellona. L’ultima partita in Europa in giallorosso sarà proprio quella contro il Liverpool, con l’amarezza di non aver potuto far niente sui gol di Mané e Wijnaldum, ad un passo dalla finale.
Grazie Alisson
Come disse suo fratello Muriel: “Non andrà allo scontro con la Roma: non gli interessano solo i soldi, se andrà via sarà perché anche ai giallorossi farà comodo”. Faranno comodo i 62,5 (più 10 di bonus) milioni di euro, sarà il portiere più pagato della storia, superati Buffon, Ederson e Neuer. Frutto delle 22 volte nelle quali è uscito imbattuto nelle 49 partite dello scorso anno. Sarà il trasferimento più remunerativo per la Roma. Il secondo Salah è partito sempre per Liverpool la scorsa stagione, ma a 20 milioni in meno. Rimane l’amarezza di veder partire per l’ennesima estate un altro protagonista. Rimane l’amarezza di quel mate, lasciato freddare su quel tavolo della terrazza. Sullo sfondo l’Eur, come in una chiacchierata tra due amici che ci hanno messo un po’ ad esserlo, ma che ora sembrava non volessero salutarsi.