Solo gol Strambelli, anche dalla bandierina: così “il Mago” è ripartito da Molfetta
Prima tripletta in carriera, primo gol direttamente da calcio d'angolo. La second life di Nicola Strambelli, più di 200 presenze tra i pro e 32 anni sulla carta d'identità, ha il sapore di un arcobaleno. Lo stesso che ha disegnato mercoledì nella vittoria del suo Molfetta sul Portici. 3-0, tre gol del fantasista di Bari vecchia, uno dei quali dalla bandierina. Sinistro a giro velenoso, portiere avversario beffato, festa di squadra. "Non mi piace fare classifiche, però rientra sicuramente tra i più belli che ho fatto in carriera – sorride ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – sono circa 50, gol più gol meno". Quelli al Portici però ce li avrà sempre nel salotto di casa: "Grazie a capitan Vito Di Bari ho portato a casa il pallone con le firme di tutti i miei compagni, la partita e la data: ora lo custodirò gelosamente". Con una precisazione: "Tutti parlano del calcio d'angolo, però secondo me il gol del 2-0, con il sinistro a giro di prima intenzione dai 20 metri (e bacio alla traversa, ndr), è stato il più complicato". Il premio da condividere con i compagni è un omaggio alle radici: "Ho portato focaccia e birra all'allenamento, segni di baresità". E giù risate.
"Che ci fa Strambelli in D? A volte me lo chiedo anche io"
Sinistro che canta, qualità da vendere. Una vita nel calcio del sud, da Sorrento ad Andria passando per Monopoli, Noicattaro, Taranto, Matera e Potenza, fino a Reggio Calabria. Lecco, ultima esperienza tra i pro, è l'unica eccezione. "Ma mi divertivo tanto anche in Lega Pro, però quest'estate mi sono trovato inspiegabilmente questa squadra, non è stato bello dopo le annate che avevo fatto. Avevo bisogno di riaccendere la fiamma in me". Lo ha fatto: sette gol e 6 assist in 12 presenze. La scena nelle domeniche del girone H di serie D è più o meno sempre la stessa. Gli addetti ai lavori scorrono la distinta del Molfetta, si soffermano sul numero 10 e su quel 'Nicola Strambelli' accanto. "Che ci fa qui?" è l'interrogativo comune. "Bella domanda – risponde il diretto interessato – non so rispondermi nemmeno io ma sta di fatto che mi sono ritrovato senza squadra ma dopo aver aspettato tanto, a quel punto ho fatto una scelta ed è ricaduta su Molfetta". A 25 chilometri da Bari, le radici. "Ero in un momento della mia vita in cui avevo bisogno di serenità, la presenza della famiglia è stata fondamentale. Molfetta è una tappa, sono molto contento di averla accettata. La sto vivendo con serenità, anche perché credo tanto nella predestinazione". Vivere alla giornata è la parola d'ordine. Come ha fatto quando ha scelto di tornare in D a sei anni dall'ultima volta: "Il nostro futuro è scritto, quello che ho sempre fatto l'ho fatto con voglia e passione, pensando prima a lasciare il segno come uomo e poi come calciatore". Fiducia nel destino e fede: "Sono molto credente, questo mi ha aiutato nei momenti più duri".
"A Bari tra esordi e incroci con Conte. Ritorno? Non c'è stata l'occasione"
Da un biancorosso all'altro. Così ogni giorno Strambelli parte da Bari e raggiunge il Paolo Poli, per allenarsi. Chissà se nel percorso in auto sulla strada statale 16 bis lo accompagnano i ricordi. "Bari mi ha formato, mi ha fatto esordire in Serie A (tre presenze nell'annata 2010/11, ndr), è stato il momento più bello della mia carriera – la voce si fa più intensa – ora vederlo in C mi fa male". L'album dei ricordi si sfoglia da sè, fino a tornare indietro alla stagione 2007/08. Nicola 19enne che si allena con la prima squadra del Bari, Rolando Maran lo fa esordire in B, poi incrocia Antonio Conte in panchina: "Mi ha dato tantissimo, aveva una mentalità troppo diversa dagli altri. Pensava a vincere solo attraverso il lavoro e il sacrificio, si vedeva che avrebbe fatto carriera. Merita ogni gioia, è una grande persona". Bari è anche la terra del richiamo. Estate 2020, il telefono di Strambelli suonava spesso: notifiche di messaggi di tifosi che sognavano un suo ritorno. "Mi hanno scritto in tanti – spiega lui – ma non c'è mai stata l'occasione. Ognuno poi fa le sue scelte e si assume le responsabilità dei risultati".
"Ricordo i tornei a Bari vecchia. Poster in camera? Del Piero"
Bari è casa, famiglia, richiamo. Il primo campo "di calcio" è stato nei vicoli della città vecchia. "Sono nato e cresciuto nella zona della Basilica di San Nicola, partite che iniziavano in pieno giorno e finivano solo quando diventava buio. E quanti ragazzi forti c'erano, purtroppo non tutti sono arrivati dove potevano". Gli amici veri nel calcio sono pochi, ma forti e presenti: "Nicola Bellomo, Antonello De Giosa, Maicol Negro. Quest'anno si è formato un rapporto molto bello a Molfetta con Lavopa, Lacarra, Di Bari".
Nessun dubbio sul compagno di squadra più forte in carriera: "Sergio Almiron a Bari, era impressionante nella doppia fase, un trattore di qualità". In camera c'era "il poster di Alessandro Del Piero, ho anche la foto di quando segnò al San Nicola nel 2001. Ho studiato il suo modo di calciare, ecco perché adoro calciare a giro". Il calcio come seconda pelle, senza badare alla categoria e volando con i piedi per terra: "Tornare tra i pro con il Molfetta? Ora pensiamo solo al fatto che siamo settimi e possiamo raggiungere quanto prima la salvezza. Siamo una squadra giovane, dobbiamo ragionare partita per partita. Guai a volare troppo con la fantasia". Quello è un compito affidato solo al pallone. Se passa per i piedi del 10 il divertimento è assicurato.