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Neymar, sette anni fa l’esordio col Santos: dalla maglia XL alla MSN, sognando Pelé

Una maglia più larga del dovuto, il numero diciotto sulle spalle e le speranze di un’intera nazione ad accompagnarlo nel suo ingresso in campo all’Estadio do Pacaembu. Era un 7 marzo di sette anni fa e il Paulistao del 2009 non sembrava essere iniziato nel migliore dei modi. La trasferta in casa dell’Oeste vede però regala due gioie: il successo del Peixe e l’esordio in prima squadra di un diciassettenne che già da due anni fa parlare di sé. È il giorno del battesimo di Neymar, quel Neymar che oggi chiude la MSN che con Messi e Suarez fa tremare il mondo e che, sette anni dopo, è riuscito a consacrarsi come uno dei più forti calciatori al mondo.

Un sogno che sin da quell’Oeste-Santos ha rischiato di diventare un peso, così come il paragone con Pelé, che più volte ha ammesso di rivedere in lui un giocatore più forte. Ma Neymar, già sotto contratto da due anni e stella dell’Under 17 brasiliana, ha un’aura diversa dagli altri. Prende il posto di Mauricio Molina e inizia a giocare con una personalità difficilmente riscontrabile in altri ragazzini della sua età, e parliamo di uno che un mese prima aveva spento le sue prime diciassette candeline. Il primo gol tra i professionisti ritarda solo di altri otto giorni, nella casa di Vila Belmiro, contro il Mogi Mirim. Quel Paulistao iniziato col freno tirato vede il Santos quarto in classifica e finalista nella fase a eliminazione diretta, con Neymar che mette in tutto tre reti e due assist. Alla fine, però, è il Corinthians a trionfare nella doppia sfida.

Delusione, ma fino ad un certo punto. Perché quel campionato iniziato con lanci di uova e fischi si è chiuso con la certezza di avere in casa un nuovo fenomeno. E quel fenomeno, negli altri quattro anni passati al Santos, riscriverà la storia del club che ha reso grande Pelé e che ha rappresentato il Brasile nel mondo. Centotrentotto reti messe a segno, in un’età che va dai diciassette ai ventun’anni, in duecentotrenta partite. Meglio di lui, tanto per cambiare, solamente Pelé, che alla stessa età poteva già vantare la bellezza di duecentocinquantacinque reti e un Mondiale vinto. Un termine di paragone scomodo sin dall’inizio, ma che mai ha frenato l’ascesa di un calciatore che in Brasile ha vinto tutto: tre campionati Paulista, una coppa del Brasile, una Recopa Sudamericana e una Libertadores, nel 2011, che gli ha dato l’opportunità di sfidare il Barcellona al Mondiale per Club.

 Un segno del destino, proprio quel Barcellona dove ha completato il suo palmares vincendo tutto anche in Europa e dove tenta la scalata verso quel monumento del calcio brasiliano a cui è stato accostato sin dal giorno in cui ha calciato per la prima volta un pallone. Per essere come Pelé, però, bisogna imporsi in quel palcoscenico che nel 2014 lo ha visto uscire in barella. Di Mondiali per cambiare la storia ne ha ancora tanti a disposizione, intanto oggi il Neymar che tutti conosciamo compie sette anni. Con una maglia e con un numero diverso, ma sempre con le stesse speranze riposte da tutto il Brasile. Che si augura, una volta tanto, di poter assistere ad una profezia corretta da parte del Rey.

 di Benedetto Giardina