Superstizione e precedenti: cosa lascia Milan-Lazio
Milan, partenza in quinta: un dato fa ben sperare
Il tifoso scaramantico non vuole leggerci coincidenze, chi crede nella cabala invece sta già sognando. Perché il Milan solo due volte prima di quest’anno aveva vinto sei delle prime sette partite. Nel 2003/04 e nel 2021/22 che, almanacco alla mano, sono le stagioni di due degli ultimi tre scudetti. Un altro dato che fa sorridere è la striscia di gol: 24 nelle ultime dieci di campionato, contando lo scorso anno, 15 in questo. Una media superiore ai due a partita e all’andamento dell’ultima stagione (1.6).
Il Milan fa più gol, ma soprattutto crea di più. Grazie a Leao, che è il giocatore che crea più occasioni, e Pulisic (o Chukwueze) sugli esterni e a un rinvigorito centrocampo il Milan arriva. Sono già sette i marcatori diversi per Pioli e il contributo realizzativo dalla mediana è arrivato da Loftus-Cheek a Cagliari, ma in termini di assist tutti sono presenti, Reijnders in primis. Contro la Lazio la crescita della squadra è coincisa con quella dell’olandese nel secondo tempo. Centrocampo che è una chiave di volta rispetto alla scorsa stagione dove Pioli era corto sia per numeri che per scelte personali. La rotazione è costante per gli impegni ravvicinati, ma a Dortmund sarà quasi obbligata.
Certo di un posto Reijnders, gli altri due se li giocano Adli, Pobega e Musah, con l’americano già indiziato per una maglia da titolare prima della partita con la Lazio dalla quale era stato tenuto a riposo. Poi l’infortunio di Loftus-Cheek ha un po’ mischiato le carte e lo farà anche nelle scelte Champions.
L’inglese ha accusato un problema per una particolare rotazione del busto tra la zona pubica e addominale. La risonanza magnetica fissata per lunedì darà più certezze. Anche se Pioli è sembrato sollevato in conferenza stampa: “Non è nulla di muscolare, potrebbe essere positivo”. L’allenatore ora ha tre maglie per quattro candidati. Menzione per Adli: da quasi emarginato a fattore in queste due ultime uscite da regista. Personalità, qualità e vigore: in una parola voglia. L’esultanza sul secondo gol colpisce, come se lo avesse segnato lui. Dimostrazione di milanismo, il principio a cui si è sempre appellato Pioli e che ha fatto girare la squadra in questi anni.