Milan, Borini: “Voglio dimostrare di poter stare in Italia e un po’ l’ho già fatto”
24 presenze con un gol in campionato, 4
reti totali considerando tutte le competizioni. Fabio Borini si sta
confermando pedina preziosa nel Milan di quest’anno, jolly impiegato
addirittura da terzino da Rino Gattuso. Lo stesso calciatore
rossonero si è raccontato ai microfoni di SportWeek: “Sono
anomalo, duttile e riservato. Perché faccio tante cose che in genere
non fanno altri colleghi, tipo andare in centro con la bici. L’ho
fatto anche alla prima cena di squadra e mi hanno preso per il culo.
Adesso ho pure ordinato il cestino. E sono riservato perchè tengo le
emozioni per me, non ho neanche molta simpatia per i social. Le tengo
per me perchè sono comunque un personaggio, se le esternassi tutti
si sentirebbero in diritto di interpretarle. A me interessa solo il
parere di chi mi conosce. In Inghilterra non esiste la figura del
calciatore divo, non è come qui in Italia. Non esistono giornali o
salotti sportivi che alimentino il culto, il calciatore va al
ristorante e paga come tutti i comuni mortali. In Italia mangi gratis
solo perchè ti chiami Borini, questo m’imbarazza molto. Giocatore
generoso? A volte mi scoccia sentirmi definire così. E’ un
appellativo che mi hanno dato perchè corro tanto e mi adatto a ogni
ruolo, ma non voglio che sia la sola cornice dentro la quale
comprendere le mie caratteristiche. E ho detto a Gattuso che se da
attaccante devo trasformarmi in terzino, voglio lavorarci su
seriamente per evitare errori di posizione come quello che qualche
settimana fa ci è costato il provvisorio pareggio del Chievo. A Roma
si diceva che ero spacca spogliatoio, altra cosa sbagliata. Il fatto
di correre tanto è genetico, mia mamma lo fa e anche mio padre. Qui
al Milan voglio dimostrare che posso stare in Italia, che da qui non
sono scappato e che sono uno da Milan. E un po’ l’ho già dimostrato.
Cosa porterei dall’Inghilterra? La loro mentalità, anche nel
divertimento. Anche se hanno 20 minuti, sanno come sfruttarli. Noi li
lasciamo scorrere per pensare a come svagarci. Agli inglesi invece
darei la nostra cultura per il cibo”.