Marcolini: “Malta, vi dico tutto. Inter? Il City è la miglior squadra al mondo ma Barella…”
L’intervista in esclusiva a Michele Marcolini, allenatore della Nazionale di calcio maltese
Dal Torino al Bari, dal Vicenza all’Atalanta e al Chievo: ora il viaggio calcistico di Michele Marcolini si è fermato sulla panchina della nazionale maltese. Ai nostri microfoni ha parlato della sua nuova esperienza e della finale di Champions League.
L’intervista a Michele Marcolini
Marcolini ha esordito parlando della sua decisione di accettare l’offerta per la panchina di Malta: “Quando ho ricevuto questa richiesta onestamente non c’ho pensato molto. Quest’avventura mi permette di fare delle esperienze internazionali straordinarie. Basta solo pensare al nostro gruppo di qualificazione al Europeo con Italia, Inghilterra, Ucraina e Macedonia. Per noi chiaramente sarà difficilissimo conquistare qualche punto ma a prescindere da questo andiamo a vivere delle emozioni. Per me il calcio non è solamente una questione di campo o economica. Ma come tutto nella vita i sentimenti e le emozioni sono importanti. E Malta mi da la possibilità di vivere emozioni molto forti e delle esperienze straordinarie, parliamo di esperienze a livello europeo di grande spessore. Però siamo consapevoli dei nostri problemi e limiti ma allo stesso tempo è una federazione che sta investendo e che ci sta mettendo grande impegno nel cercare di sviluppare un pò il calcio maltese. Credo che quest’anno possa essere un anno importante come esperienza per poi cercare di arrivare l’anno prossimo a giocarci il nostro obiettivo principale: la Nations League. Vogliamo fare qualcosa di importante, una promozione sarebbe storica per Malta”.
Ha proseguito parlando di Italia ed Inghilterra, prossime avversarie di Malta: “Quando ti approcci ad una partita giochi sempre per vincere a prescindere dai valori e differenze in campo, bisogna avere anche un pò di onestà intellettuale. Però il calcio è uno degli sport più amati al mondo perché a volte è imprevedibile. Il nostro compito deve essere quello di preparare nel dettaglio al meglio tutto dal punto di vista fisico, tattico e tecnico. Vogliamo cercare di mettere al massimo in difficoltà le squadre avversarie. Se succederà qualcosa di incredibile saremo i primi a gioirne. La storia dice che poche volte è successo che una nazionale così piccola vinca contro nazionali così importanti. Però è il nostro piacere e obbligo provarci fino in fondo e perché no? Sappiamo che sarà difficilissima ma ci proviamo sperando di essere i protagonisti di una favola straordinaria…“
A Marcolini mancava vivere il campo con quotidianità? La sua risposta: “Sì, questa è la differenza più grande tra essere un allenatore di club e di nazionale. Poi credo che a livello di gestione di club più o meno le dinamiche siano simili. Per certe cose ti può aiutare non vedersi sempre, per altre è un limite. Per me non è un problema, sono orgoglioso di essere qui e di essere un c.t di una nazionale, seppur piccola. Sono focalizzato sul cercare di incidere il più possibile per quello che posso in questa mia nuova avventura”.
Il CT ha voluto parlare poi della finale di Champions League, che vedrà impegnata l’Inter: “Probabilmente l’Inter affronta la squadra più forte del mondo al momento e la società che in questi anni ha fatto gli investimenti più importanti tra tutte le squadre che ci sono in giro. Con Guardiola hanno forse l’allenatore migliore del mondo, giocatori straordinari e un idea di gioco ben chiara. Però l’Inter arriva a quest’appuntamento in grandi condizioni. I nerazzurri hanno avuto un momento difficilissimo poco prima di affrontare il Milan in semifinale poi da lì è ripartito e ha raggiunto una condizione importante”.
“Nel calcio la testa spesso muove tutto – ha proseguito Marcolini – A volte si parla di condizione difficile ma non è vero. È la questione psicologica che ti porta ad avere più problematiche dal punto di vista fisico. Poi per forza, l’Inter sarà underdog come lo sono tutte le squadre contro il Manchester City. Però credo che possa essere una partita interessante. Come sempre da italiano tifo per tutte le squadre italiane in Europa. Mi è dispiaciuto molto che Roma e Fiorentina non ci siano riuscite. Il mio amico Italiano avrebbe meritato una gioia del genere ma sono convinto che Vincenzo avrà la possibilità di rifarsi“.
Sul ballottaggio Dzeko-Lukaku: “Innanzitutto avere questa possibilità di scelta non è male. Prima di tutto c’è da dire che Dzeko quando Lukaku era infortunato e non stava bene ha fatto veramente una parte di campionato e Champions molto, molto buona. Però Romelu è un giocatore forte però nel calcio non si riesce mai ad aspettare. Il belga avuto dei problemi fisici e lui ha una fisicità per la quale hai sempre bisogno di un pò più di tempo. Quando un giocatore così non sta bene fisicamente è difficile che renda. Adesso sta bene ma non so cosa sceglierà di fare Inzaghi però avere un Lukaku così in forma e che va così d’accordo con Lautaro potrebbe essere un’arma in più per l’Inter. Ma non bisogna dimenticare che Dzeko ha fatto cose straordinarie quando ha giocato”.
Marcolini ha voluto apporfondire ulteriormente il discorso riguardante la finale di Champions League: “Secondo me quando arrivi a quel tipo di partita, a quella finale, non pensi se è una delle partite più difficili che affronterai. Ma pensi solo a raggiungere l’obiettivo e a poter gioire con la tua gente, di vivere quelle gioie che solo le partite di caratura internazionale ti possono dare. Potrebbe essere una vittoria tra le più difficili però non scordiamoci che anche l’Inter ha una storia e un passato che fino a poco tempo fa è stato importante. È vero che sono passati tanti anni dal Triplete però è anche vero che l’ha fatto. Non sono tantissime squadre che sono riuscite a farlo e quando parliamo dell’Inter parliamo di una società importante. Io credo che a prescindere dal Manchester City, l’Inter sarà totalmente focalizzata sulla conquista di qualcosa che sarebbe nuovamente storico per loro e per il calcio italiano“.
La storia e il DNA incidono in questo tipo di partite? Il pensiero del CT di Malta: “Di solito si dice di sì. L’abitudine a giocare per certi traguardi però ormai è cambiato tutto: staff dirigenziale, staff tecnico, i giocatori… non so quanto possa incidere la storia. Però io credo che la storia a livello di organizzazione societaria possa incidere nella quotidianità, preparazione, continuità nei propri campionati. Però ci sono società che hanno rapporti con le coppe particolari. Anche il Milan ha sempre avuto un rapporto particolare con la Champions dov’è stato protagonista. Però credo che domani la storia conterà poco. Conterà invece quello che si farà nei 90 minuti o forse di più. Paura? La paura è parte attiva della gestione di quel tipo di gare. Però ci sono tanti campioni che sono abituati a giocare questo tipo di partite. E di conseguenza sarà più l’adrenalina che la paura a giocare un ruolo fondamentale”.
Infine, una chiosa sui singoli. Ecco chi può essere il match winner di questa finale per l’Inter: “Da italiano e da tifoso di squadre italiane spero possa essere Barella. Anche se mi piacerebbe tantissimo che potrebbe risolvere la partita Darmian. Matteo ha dimostrato di essere un giocatore di alto livello, pochi lo sottolineano. Invece è uno di quei giocatori che tutti gli allenatori vorrebbero con un curriculum non indifferente alle spalle con trascorsi al Manchester United. Stiamo parlando di un giocatore a volte sottovalutato, mi piacerebbe se potesse fare qualcosa di importante“.
A cura di Alessandro Schiavone