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Marco Rossi e il miracolo dell’Honved: il re d’Ungheria è italiano e parla torinese

Quando in estate si è risieduto sulla panchina dell’Honved, Marco Rossi avrà eseguito un vero e proprio rituale: avrà diretto il primo allenamento nel centro sportivo adiacente allo stadio in Kispest, avrà cenato nel suo ristorante preferito italiano in una delle zone più rinomate di Budapest, e, infine, prima di andare a letto, avrà probabilmente fatto il segno della croce. Pochi fondi, una rosa imbottita di giovani per un unico obiettivo da centrare: salvare l’Honved il prima possibile.

Praticamente un’estate più tardi, le premesse sono state rovesciate e a Kispest la storia è totalmente diversa. l’Honved, 24 anni dopo l’ultima volta, torna sul tetto d’Ungheria, sollevando il 14esimo titolo della propria storia. Sarebbe bastato anche un punto nella sfida con il Videoton, con cui l’Honved ha condiviso il primo posto fino all’ultima giornata, ma ne sono arrivati addirittura tre, grazie al guizzo di Marton Eppel, capocannoniere del torneo con 16 reti. Una gioia immensa per Marco Rossi, ennesimo esportatore del Made in Italy all’estero. Un successo incredibile, nella terra e nella squadra di Puskas, idolo di gioventù del nonno di Marco. Dal nonno al papà, passando per la propria moglie e per i propri figli: la ricetta per il successo è da ricercare in famiglia, con tanto di dedica in fondo al glossario: “Sono sempre stati tutti al mio fianco. Sicuramente mio nonno e mio padre ci hanno messo del loro in questo successo – racconta Marco Rossi in esclusiva a Gianlucadimarzio.com -. Per questo motivo dedico questo titolo alla mia famiglia e a tutti i tifosi dell’Honved”.

Una vittoria tanto bella quanto sofferta, con l’arrivo in volata con il Videoton, per un finale al cardiopalmo, visto lo scontro diretto dell’ultimissima giornata: “Prima della partita avevo detto loro che sarei stato comunque grato e orgoglioso per quanto ottenuto fino a quel momento. Confesso che ho pensato di potercela fare solo una settimana prima, quando abbiamo vinto in casa del Debrecen. Nonostante tutto, speravo dall’inizio di realizzare qualcosa di importante. Una sorta di miracolo a tinte azzurre in riva al Danubio. E proprio sulle acque di Budapest è partita la festa dell’Honved: “I ragazzi hanno festeggiato su un battello sul Duna, si sono riuniti lì e hanno festeggiato a bordo”. C’era tutta la squadra, non l’allenatore, convocato per oneri familiari in Italia: “Sono tornato a casa, a Torino, con il primo volo perché ho battezzato in prima persona la mia nipotina”. Semplicità e umiltà sono le due parole d’ordine di casa Rossi. E tra i tanti messaggi ricevuti su Whatsapp e Facebook, Marco non ha dubbi sul più bello: “Mi sono arrivati tanti sms, ma ho ricevuto un messaggio speciale da un tifoso dell’Honved che ha riassunto perfettamente il mio stato d’animo e quello dei tifosi. C’è apprezzamento per quanto fatto, ma tristezza e commozione perché non sarò più l’allenatore di questa squadra. E’ un sentimento condiviso da ambo le parti”. E allora è tempo di svuotare l’armadietto di Kispest, salutare l’amico ristoratore Mimmo, il figliol prodigo Lanzafame e tutta la gente di Budapest.

E se l’Honved giocherà i preliminari di Champions, il futuro di Marco Rossi è ancora incerto: “C’è stato qualche contatto con un altro club ungherese, con un club slovacco e uno dell’Arabia Saudita. Potrebbero aprirsi altre porte, io non ho ancora deciso”. Per decidere ci sarà un pò di tempo, magari seduto su una sdraio in spiaggia..:”Tra qualche giorno partirò per il Cilento, ovviamente ci andrò con la mia famiglia per le vacanze estive”. E che l’estate porti consiglio a casa Rossi. Ancora una volta…