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Due anni dalla morte di Diego: l’avvocato Pisani ricorda Maradona

Il ricordo di Angelo Pisani, storico avvocato di Diego Armando Maradona, a due anni dalla morte del Pibe de Oro

Sono passati esattamente due anni dalla morte di Diego Armando Maradona. Nel maledetto 25 novembre 2020, il mondo del calcio non si fermava, anzi: si giocava sui campi d’Europa, proseguiva il quarto turno dei gironi di Champions League poche ore dopo la tragica notizia. L’Inter perdeva 2-0 a San Siro col Real Madrid, mentre l’Atalanta batteva il Liverpool ad Anfield con lo stesso risultato.

Quando il cuore di Diego ha smesso di battere, il calcio non si è fermato. Una contrapposizione. Non si poteva fermare quella parte del suo cuore che ha deciso di regalare a tutti gli amanti di questo sport. I minuti di silenzio, i tributi del Napoli, di Messi e non solo, sono stati tutti doverosi segni di rispetto verso il calciatore più grande. Un argentino nato nel 1960, che ha solo lasciato il corpo, ma che vivrà finché la palla continuerà a rotolare su un prato verde. Viene da dire, finché questo cuore continuerà a battere.

 

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Due anni senza Maradona: il ricordo di Angelo Pisani

A due anni dalla sua morte, ricorre l’inizio della seconda giornata della fase a girone dei Mondiali. Quei Mondiali in Qatar la cui assegnazione era stata spesso contestata da Diego. A due anni dalla sua morte, il suo storico avvocato, Angelo Pisani, ha voluto ricordarlo anche in questa chiave. Ma soprattutto ha voluto raccontarlo, riportando alla memoria chi fosse Diego Armando Maradona, non solo da calciatore, ma nella vita di tutti i giorni.

 

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Diego difendeva la verità e odiava gli imbrogli, ha sempre rifiutato qualsiasi compromesso. Ricordo i suoi racconti e quando, anni fa, il grande Diego Armando Maradona provò a ribellarsi al sistema, attaccando i vertici del calcio e criticando le speculazioni sul calcio e sull’organizzazione e business dei Mondiali”.

“Diego che non si era fatto mai comprare da nessuno, nonostante le ritorsioni già subite. Denunciava tutto e aveva capito cosa volevano fare in FIFA, perciò tentò di combatterla. Fu stoppato con un imbroglio, facendogli così pagare questo suo tentativo di rivolta. All’epoca nessuno credeva in Maradona, ma oggi – soprattutto alla luce del mondiale in Qatar – le sue dichiarazioni ritraggono una verità lampante. Non parlava per interessi personali”.

“Caro Diego, tanti dovrebbero inginocchiarsi e chiederti umilmente scusa, per non averti appoggiato in tante  tue battaglie. Vedevi quello che tutti non riuscivamo ancora a vedere, imprigionati nel sistema e senza la dignità e il coraggio che tu avevi in testa e nel cuore, come nei piedi”.

 

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Diego era il Dio del calcio, ma era soprattutto un uomo carico di umanità. Aveva nel cuore Napoli, la sua Napoli. Non c’era giorno in cui non la ricordasse. I napoletani erano la sua grande, enorme, infinita famiglia del cuore. E Diego aveva un cuore grande. Con nostalgia ricordo i nostri incontri, le gioie e i dolori, le attese e anche le arrabbiature. L’apprensione per la sua salute, che si è sempre unita al desiderio di assicurargli una difesa che potesse riabilitarne anche l’immagine pubblica”.

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In questo video dove aveva ripreso ad allenarsi, dove appariva in forma, di buon umore, mi voleva comunicare che stava bene. Ma lo faceva rivolgendosi a Napoli, alla sua Napoli. Perché Diego sapeva che nel mondo c’erano milioni di persone che lo amavano e che, incredibilmente, erano in apprensione per la sua vita. 400 milioni di persone, fu calcolato, piansero nel giorno della sua morte. Io lo voglio ricordare sempre così, fiero, sorridente, guascone e meravigliosamente umano”.