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Mancini: “Inter? Non siamo riusciti a imboccare la stessa strada: rimarrò un tifoso nerazzurro”

Mancini un mese dopo. L’avventura con l’Inter si è conclusa come nessuno si poteva immaginare, proprio quando l’accordo per prolungare il contratto con l’allenatore marchigiano sembrava a un passo. Poi è accaduto l’impensabile: risoluzione consensuale e panchina a Frank de Boer.  Tutto nel giro di ventiquattro ore:

“Non voglio avere rimpianti o dire oggi che ho fatto male ad accettare di nuovo l’Inter” – si legge nelle pagine del Corriere dello Sport – “Era una sfida importante, sono convinto di non aver sbagliato a tornare a Milano. Purtroppo non ho concluso la missione ma resta un’esperienza positiva. Sono stati fatti passi avanti molto importanti, oggi esiste una squadra base che prima non c’era. Ecco, mi dispiace di non aver terminato il lavoro come la prima volta. Ci siamo stretti la mano, da buoni amici. I rapporti restano buoni e non ho motivo di avere rancori contro il club nerazzurro, come penso loro non possano averne nei miei confronti. La risoluzione è stata consensuale, non siamo riusciti ad imboccare la stessa strada per raggiungere gli obiettivi che l’Inter deve sempre avere davanti: lo scudetto e la Champions. Resterò, ovviamente, un tifoso nerazzurro”.

La cattiva condizione atletica dell’Inter sarebbe frutto di un “dispetto” di Mancini: “Sciocchezze, l’unica accusa su cui voglio rispondere. L’ultimo che mi ha tirato in ballo è stato Gullit. Era invidioso da giocatore, lo è anche adesso da disoccupato. Cosa sa lui per parlare del lavoro di un collega? All’Inter hanno i dati del lavoro fatto durante la preparazione: siamo nell’epoca moderna, ci sono i Gps, i computer, io ho uno staff di professionisti seri, nessuno può permettersi di denigrare il nostro piano. Ci sono i dati, i numeri, è tutto registrato. Non esiste, per chiarezza, una squadra pronta il 20 agosto. Ci vogliono sei o sette giornate, diciamo il mese di settembre, per essere al top. E questo vale per tutti. Fine del discorso e di una polemica strumentale”.

Con Yaya Touré sarebbe cambiato qualcosa? “Non ci casco. Yaya, da sempre, era uno dei miei obiettivi. Avevamo quasi chiuso il suo acquisto con il presidente Thohir un anno fa, poi lui preferì non tradire il Manchester City dove lo avevo portato io. Touré, come Ibrahimovic, è uno di quei giocatori che fanno la differenza, possono spostare da soli l’esito di un campionato. Come Messi e Cristiano Ronaldo. Certo, oggi la Juve fa parte di un altro pianeta, sotto tutti i punti di vista. Ma se un club avesse preso Ibra o Yaya o addirittura tutti e due insieme avrebbe lottato con i bianconeri per il titolo. Ne sono certo. Non parlo solo dell’Inter, parlo di Milan, Napoli, Roma, Fiorentina… Le big, insomma, quelle del giro che conta”.

Guardiola? Grande rispetto:  “Non ho mai criticato Guardiola come non ho mai criticato alcun collega da quando lavoro in panchina. Magari attaccavo gli allenatori da giocatore, non certo adesso…Sono circolate dichiarazioni a favore di Hart in cui avrei coinvolto lo spagnolo ma erano inventate. A chi mi ha intervistato, ho solo detto che Hart è un grande portiere ed ha fatto bene ad accettare l’offerta del Torino. La Serie A è una grande scuola per numeri uno. Rientrerà in Premier con ancora maggiore classe ed esperienza. Poi ogni tecnico può avere la propria idea ed è giusto che la difenda”.

Juventus ancora in pole: “Sì, direi di sì. Il colpo Higuain fa la differenza. E’ chiaro che Gonzalo non segnerà 36 gol come a Napoli perché si dividerà tra campionato e Champions, però è uno di quegli acquisti che creano il vuoto alle spalle. La società bianconera è avanti anni luce. Ha lo stadio di proprietà, ha vinto cinque titoli consecutivi e voglio vedere quanti ancora ne raggiungerà. Può battere ogni record. Dybala? Ho provato a portarlo all’Inter, da Palermo, ma lui scelse la Juve. Un fuoriclasse, uno che può avvicinare Messi. Alle spalle della Juve ci sono Napoli, Roma, Inter e Milan, con Fiorentina e Lazio che possono creare problemi a tutti in una partita secca. Hanno giovani talenti molto interessanti. De Laurentiis ha investito i 90 milioni di Higuain su talenti importanti: raccoglierà i frutti di questi investimenti con il tempo”.

Milan? I tifosi devono stare tranquilli: “I cinesi non hanno fatto in tempo a investire sul mercato, stanno sbarcando in Italia proprio in questi giorni. I tifosi del Milan devono avere pazienza: una garanzia è l’arrivo di Marco Fassone, un grande dirigente con cui ho lavorato in nerazzurro. Ha una notevole competenza e creerà un gruppo di lavoro importante”. La Roma, invece, si dovrà preparare al post Totti: “Giocatore fantastico, in cui spesso mi sono riconosciuto, non è un mistero. Francesco ha avuto un grande coraggio a continuare, io alla sua età ero già in panchina da molto tempo. Ecco, lo dico: ho il rimpianto di non averlo mai allenato, mi sarei divertito moltissimo, soprattutto nelle partitelle…”.

Futuro? “Aspetto un progetto serio, non ho fretta. Ogni tanto staccare fa bene. Italia o estero? Non ho preclusioni, lavorare in Inghilterra è stato fantastico. La Premier resta il massimo. La nostra scuola è davvero al top: siamo allenatori di punta, esportiamo il nostro calcio in tutto il mondo. Certo, vederne così tanti in Inghilterra fa un certo effetto conoscendo quanto loro siano nazionalisti. Ancelotti? Tecnico e uomo straordinario. Sempre sereno ma, credetemi, quando vuole è duro anche lui. Vincerà la Bundesliga con il Bayern, è abituato a gestire grandi squadre e non avrà molte difficoltà nell’impatto con la nuova realtà”.