Luppi, il ‘Jack Sparrow’ di Modena: “Io, la promozione in A col Sassuolo e i dilettanti. Ora segno in B”
“Il calcio fa cose strane, anzi stranissime.” Sissignori, parola del ‘Pirata’ bergamasco che con sciabola ed uncino ci ha preso gusto. Uno a zero e gol di Davide Luppi: fateci l’abitudine, cartellino timbrato nelle ultime quattro di Serie B, e settimo gol stagionale messo a segno davanti al suo pubblico. Basta buttarla dentro per finire sulla bocca di tutti e diventare l’idolo di un’intera tifoseria (quella del Modena). Eppure il ‘Pirata’ prima di ormeggiare il suo galeone in Serie B, di gavetta ne ha fatta fin troppa: “La mia forza è sempre stata quella di sapere ciò che volevo fare; ho lottato tanto per diventare calciatore, anche quando sono sceso nei dilettanti.” racconta a GianlucaDiMarzio.com: “Venivo da un paio di annate infelici (a Viareggio e Portogruaro) anche per diversi problemi fisici. Quindi mi sono rimesso in discussione in un campionato non facile come la Serie D. La prima cosa che ho fatto dopo la firma con la Correggese è stata guardarmi allo specchio e ripetermi: io qui non ci sto!”
Determinazione e fame di arrivare, oltre all’umiltà, certo, quella non deve mancare mai. Visto che le qualità tecniche per arrivare Luppi ce le ha sempre avute, ma i piedi per terra quando tutti parlano di te è difficile tenerli: “In questo sport basta poco per passare da ‘fenomeno’ a ‘nessuno’ e viceversa, e tutto dipende dai risultati. Io cerco di mantenere un equilibrio come nella vita di tutti i giorni. Quando ho segnato il primo gol in Serie B, non ho dato troppo peso alla rete, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata, perché davanti al portiere ci arrivavo eccome!” La maglietta rossonera di Rui Costa nell’armadio ed una sciarpa del Milan appesa in camera, Luppi è sbocciato a venticinque anni suonati, forse un po’ tardi per arrivare nel paradiso del calcio italiano: “Nella vita le cose accadono sempre puntuali. Se sono arrivato adesso a giocarmi qualcosa di importante, significa che ho raggiunto ora la mia piena maturazione. Poi ovviamente non si smette mai di migliorare. Prendi l’anno in cui ho vinto la Serie B a Sassuolo. Non ho mai esordito ma sono migliorato e mi sono divertito tanto. Ho goduto della stima di Eusebio Di Francesco e dei compagni. Non mi sentivo a disagio e tutti i membri della squadra mi hanno fatto sentire come loro. Marzorati, Gazzola, Catellani, Bianchi, tutte persone speciali… che gruppo quello!”
Nato a Bergamo ma cresciuto a Carpi, Luppi inizia la sua carriera nella classica squadra di quartiere, il Due Ponti, grazie ad un amico che lo invita a giocare nel campo parrocchiale: “… e pensa che la prima partita che ho giocato mi sono fatto autogol. Nella foga di segnare, ho sbagliato porta! Quando sono cresciuto ho fatto dei provini al Parma, ma sono andato al Bologna. Tutta la trafila nelle giovanili rossoblu dove negli allievi nazionali feci gol contro il Milan di Paloschi. In Primavera poi, litigai con Perinelli, uno che non credeva potessi arrivare, così sono andato a Sassuolo, all’epoca una società emergente, e ho avuto un allenatore importantissimo per la mia crescita: Paolo Mandelli. Sono cambiato tanto dall’esperienza a Manfredonia, la prima nei professionisti. Ora sono consapevole che ci posso stare…”
Trenta gol in Serie D un paio di anni fa per essere notato dal direttore Max Taibi che sotto consiglio del suo procuratore Montipò lo porta a Modena; il doppio salto di categoria è più difficile del previsto: “L’allenatore Bagatti, a Correggio, è stato il primo a capire che dovevo giocare nei pressi dell’area di rigore, con Novellino invece giocavo esterno di centrocampo nel 4-4-2: troppo lontano dalla porta. Vero, venivo dalla Serie D, ma i gol valgono in tutte le categorie e io mi sentivo più attaccante che difensore. Lo scorso gennaio sono andato a Vercelli ed i risultati si sono visti. Sono tornato a Modena con Crespo, consapevole del mio valore, e le cose stanno girando nel verso giusto. Non posso mollare un centimetro, perché lo sapete com’è questo sport…” Testardo ed ambizioso, con quella mano davanti all’occhio come fosse una benda quando il pallone entra in rete: “Il mio motto è quello di Jack Sparrow in Pirati dei Caraibi, ’Parte della ciurma, parte della nave’, da lì è nata la mia esultanza ed il mio soprannome. I miei amici mi venivano a vedere anche quando giocavo a due passi da casa nei dilettanti, figuriamoci adesso…”
Tommaso Turci (@TommasoTurci)