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Caro Marco,

già immagino la ‘seccatura’ a rispondere a tutti quei messaggi, mail e chiamate che dallo scoccare della mezzanotte provano a rompere la tua quotidianità. Avresti certamente preferito che nessuno lo ricordasse il tuo compleanno se non le persone a te più care, potendo scegliere avresti fatto in modo che anche questo fosse un giorno come un altro magari con ‘niente di così poi importante da celebrare’. Invece non è così, almeno per noi non sarà mai così. Noi capaci di emozionarci ancora nel vederti, nonostante di quei filmati ormai ingialliti conosciamo alla perfezione ogni minimo dettaglio, qualsiasi sfumatura. Play, stop, rewind: quante volte, Marco… La bellezza d’altronde riempie gli occhi, stupisce sempre. Ubriaca. Piacere senza tempo. Quello che proveremo a fermare per qualche minuto, promettendo di non farci prendere troppo dalla malinconia.

E per quanto strano possa sembrare, proveremo a farlo dalla fine. Sì, la fine. Perché da quel giorno in poi il calcio non è stato più lo stesso. Che poi, almeno per chi ha da poco superato la trentina come età, rappresenta anche il ricordo più nitido che in molti conservano di te. Pulsazioni che aumentano e occhi che tornano lucidi. Gli stessi che per anni hanno sognato di essere a San Siro quel 18 agosto 1995, solo per osservare da vicino quel giro di campo che fece commuovere il calcio. Passo dopo passo, un vuoto mai colmato nonostante siano trascorsi ventidue anni da allora. Storia sì, incancellabile. Illusione, anche. Perché, per non spezzare i sogni in noi bambini dell’epoca, in molti provarono a farci credere che a breve tutto sarebbe tornato come prima, che presto sarebbero arrivati nuovi Van Basten. Magari ancora più speciali. Impossibile, sei stato unico Marco. Nella grandezza così come nel dolore.

Jeans, camicia rosa e giubbino di renna. Flashback di qualcosa davvero difficile da spiegare. Ricordi ed emozioni di un passato sempre presente, vivo come non mai. E guai a ridurlo ‘solo’ ad una rete realizzata su un qualsiasi campo da calcio. Sei stato di più Marco, molto di più. La meraviglia contro la Russia l’esempio di come limiti e barriere non esistano, la testimonianza che nella vita l’impossibile è solo una condizione mentale. L’armonia di ogni tuo gesto a rappresentare quell’ostinata ricerca della bellezza, quel gusto della perfezione capace di trasformare in magia anche la più banale delle movenze. Fino a quella caviglia, maledetta, lì a ricordare a tutti noi come nessuno sia immortale, facendoci tornare con i piedi per terra ogni qualvolta un delirio di onnipotenza attraversi le nostre menti anche solo per un istante. Tutto questo ce lo hai insegnato tu, Marco. Con gli scarpini ai piedi anziché dietro una cattedra, ma con una lezione già entrata nella storia. E per la quale bisognerà per sempre dirti grazie.

Eternamente, grazie. Nonostante quel vuoto immenso che hai lasciato dentro ognuno di noi. Grazie e tanti auguri, buon compleanno Marco Van Basten.