Le Aquile del Sud sono tornate a volare…Con Floriano Noto: “Il mio atto d’amore per Catanzaro…”
Un viaggio nella simpatia di un popolo passionale, verace, probabilmente unico nel suo attaccamento granitico e tralatizio alla propria terra. Un viaggio nella passione di una persona, Floriano Noto, incredibilmente atipica nel mondo del calcio, ormai tutto lucro e logica dell’interesse. Un presidente che fa calcio per passione, per onorare la sua città e i ricordi della domenica pomeriggio sul marciapiede antistante lo stadio ad assaporare il calore di un popolo che vive di e per il calcio. E’ questa Catanzaro. E’ fede, è amore incondizionato. E’ una città che freme di entusiasmo dal lunedì al sabato per la partita della domenica. E’ sincerità, attaccamento, onestà e valori. E’ un’eccezione eccezionale (oltre il gioco di parole) in un mondo ormai tristemente lontano dal valore guida del nostro essere: le nostre radici, la nostra terra.
“E voglio che la squadra sia ad immagine e somiglianza della nostra splendida città”, sottolinea con un sincero sorriso il presidente Noto dopo la brillante vittoria di domenica scorsa sul campo di Catania (44 anni dopo) e una classifica sufficientemente positiva con le Aquile del Sud che hanno conseguito 14 punti in 9 partite. L’Aquila, appunto. La nobiltà per antonomasia. Lo stemma della città di Catanzaro. Un dono dell’Imperatore nel ‘500 per encomiare l’eroica resistenza del popolo catanzarese che in netta inferiorità numerica resistette eroicamente all’assedio di più di 30.000 truppe imperiali. E la storia, signori, non mente. La storia esplica chi siamo. Un popolo tosto, arcigno, pronto a morire pur di difendere le proprie radici. Ecco perché la frase del presidente Noto risulta oltremodo significativa, un prosimetro di audacia e tenacia che ogni giocatore deve scriversi sul petto prima di indossare la maglia giallorossa.
Torniamo al presente…solo per un attimo! Domenica in tribuna al Massimino era presente anche Gianni Di Marzio, lo storico, indimenticato, amato allenatore della promozione in Serie A. E al ricordo gli occhi di Noto si illuminano d’immenso. Le immagini che scorrono, oltre ogni contingenza. I cassonati per le vie di Torino con sopra dieci o venti o trenta tifosi con le bandiere del Catanzaro. Una città in festa, le lacrime di gioia, i fumogeni che scandivano minuto dopo minuto quel tempo che i catanzaresi avrebbero voluto fermare per sempre… “Per me che sono cresciuto a pane e Catanzaro, quella è stata una delle emozioni più belle. Se tu passi la tua infanzia a sperare che un qualcosa di così insperato accada… Il giallo e il rosso sono parte integrante del mio cuore, vivevo la settimana aspettando la domenica. Perché poi, vi svelo un aneddoto, la mia famiglia abitava davanti allo stadio e quindi se per papà la partita della domenica era un incubo perché bloccavano tutta la viabilità e per trovare i parcheggi era un’impresa, per noi bambini era un sogno. Anzi, il sogno. Scendevamo in strada alle 9 di mattina e prima delle 20 non rientravamo. Ogni volta che passo per la via di quella casa mi rivedo bambino, su quel marciapiedi, estasiato dalle bandiere dei tifosi che passavano per andare allo stadio, aspettando il carrettino delle sciarpe o quello della pizza. Era un altro mondo è vero, non c’erano gli smartphone, non c’erano i computer. E forse proprio per questo motivo ogni emozione la vivevi davvero nella sua autenticità, nella sua pienezza”. Trasudano saggezza e forte verità le parole di Floriano Noto. Una persona di valore, di uno spessore umano incredibile. Spontaneo, genuino, sincero oltre la solita retorica. Si apre, mi racconta, ripercorre la sua infanzia. Una di quelle chiacchierate che vorresti durassero per ore e ore… “Pensa, l’inno del Catanzaro della prima promozione in Serie A è stato scritto nella cantina del mio palazzo…”.
Ripercorriamo la storia. E ce n’è tanta, tantissima. Trasuda storia Catanzaro. L’impianto sportivo più antico della Calabria, i novanta anni dalla fondazione che ricorrono quest’anno, il gol da calcio d’angolo di Massimo Palanca, il timore delle squadre del Nord, la Regina del Sud. L’elemento aggregante, il riscatto sociale, la via di fuga dall’opprimente quotidianità in fabbrica per migliaia e migliaia di emigrati su nel freddo Nord. Il baluardo di un popolo che, malgrado le mille difficoltà, non ha mai abbassato la testa. E’ qui la storia di Catanzaro, è nel valore di ciò che rappresenta quella maglia gialla e rossa, sacra in ogni bar della città, sacra nel cuore di ogni catanzarese. “Qui si vive di calcio, c’è un attaccamento che è incredibile. Quando cammino per la strada – racconta Noto ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – mi fermano decine e decine di persone. Un signore, l’altro giorno, mi ha addirittura chiesto di fare il padrino al battesimo del figlio. E’ questa purezza dei tifosi ad insignire il tutto di un qualcosa di magico. Ma allo stesso tempo è anche sinonimo di grande responsabilità per me perché l’ultima cosa che vorrei fare nella vita è deludere i miei concittadini”.
Si colorano di una sincerità eccezionale le parole del presidente Noto. Perché il calcio è questo: è trasporto emotivo, è condivisione, è passione. E’ un sentimento pervasivo che va ben oltre i novanta minuti della domenica. Che lo trovi dappertutto. Sui social, sotto casa, al ristorante… “Premetto che non sono sui social poiché non ne condivido la ratio. Ma quando ho acquistato la società, su Linkedln mi sono arrivate decine e decine di richieste di collegamento: dalla Svizzera, dalla Germania, dal Canada, dagli Stati Uniti. Tutti tifosi del Catanzaro, immigrati all’estero di seconda generazione, che mi ringraziavano per aver salvato la squadra. Questo per farvi capire quanto forte sia il legame per il Catanzaro… Oppure mi capita, anche all’estero, sui taxi di parlare, ‘ah Lei è il presidente del Catanzaro?’… ‘Ah, e chi se la scorda la promozione di Gianni Di Marzio e il gol su calcio d’angolo di Palanca’…”.
Parole e pensieri che dovrebbero risuonar quale pentimento nel cuore e nella mente di chi negli ultimi decenni ha deprecabilmente giocato con la passione sinceri di migliaia e migliaia di tifosi. Calpestata e affossata da improvvidi avventurieri senza scrupolo: c’era una volta la Regina del Sud…
Ma, per fortuna, il fato è spesso benevole dinanzi alla purezza del sentimento e all’audacia della passione. Così nel luglio 2017 ecco l’imprenditore Floriano Noto a salvare la società… “E’ stato un atto di amore per la mia città e per questi colori ai quali la mia vita è indissolubilmente legata. Oggi fare calcio in queste categorie è tautologicamente collegato ad una perdita economica precipua, ma poco importa: al cuore non si comanda! Quando i miei concittadini mi hanno chiamato, non mi sarei mai e poi mai tirato indietro. Oggi sono qui e sono felicissimo di essere il presidente del Catanzaro. Dopo un’annata di transizione quale quella dell’anno scorso, quest’anno abbiamo deciso di approntare un progetto pluriennale con un parco di giocatori importanti e che possa darci anche una continuità temporale, avendo un’età media al di sotto dei 25 anni. Questa società merita palcoscenici più importanti e noi faremo anche l’impossibile per riportare il Catanzaro in alto, curando l’aspetto calcistico ma anche quello strutturale: vogliamo realizzare un centro sportivo di proprietà che diventi un punto di riferimento per tutta la Regione”.
Dobbiamo quasi salutare il presidente Noto, prima però un importante atto di scaramanzia in dialetto stretto… “Fohra Gabbu! Vi saluto così…”. Alla lettera ‘fuori il malocchio’.
Si conclude il nostro viaggio a Catanzaro. Tra sorrisi, passione e un affetto incredibile. Cani al guinzaglio vestiti dalla testa ai piedi con il giallo il rosso, il ritornello in ogni bar della città… ‘ora sabato è importante vincere con il Rieti’ e la genuinità del presidente Floriano Noto. Come in una splendida fiaba, di cui tutti attendono con trepidazione il lieto fine…