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Dalla Champions allo scudetto: Calhanoglu arbitro dei sogni della Lazio

Vede la Lazio, le segna e poi cala il sipario. Quando un sogno si infrange, di mezzo, c’è sempre Calhanoglu.

Prima la Champions, ora lo scudetto (biancocelesti a -7 dalla Juve, serve un miracolo). Il cerchio si apre e chiude con un destro, 5 anni fa propiziato da un errore di de Vrij. Oggi deviato da un tocco di punta di Parolo. Ibra e Rebic completano il tris iniziato dal turco, alla prova rewind.

Agosto 2015. Calhanoglu gioca nel Bayer Leverkusen e segna alla Lazio il primo dei tre gol alla Bay Arena, nell’ultima gara dei biancocelesti in Champions League (preliminari). Oggi veste rossonero e infila il secondo gol dopo il lockdown, unito ai due assist contro il Lecce.

Calhanoglu on fire


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Un leader tecnico, anche se dopo la rete si infortuna e lascia il campo (contusione al polpaccio). Altri numeri: 7 gol stagionali, 4 passaggi vincenti. Gioia del Milan, a -2 dalla Roma quinta, e infine di Pioli, che finalmente se lo gode. Cinque anni fa, alla Bay Arena, in panca c’era proprio lui.

Keita illuse, Calhanoglu frantumò un sogno di cristallo mai stato diamante. Otto mesi dopo quella sconfitta, dopo un derby perso 4-1, Pioli verrà esonerato e arriverà Simone Inzaghi. Storia.

Addio scudetto (?)


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Che alla fine è ciclica, come insegna il turco col dieci, arbitro dei sogni biancocelesti. E lo scudetto? Difficile, forse un tantino di più. Inzaghi fa miracoli, ma stavolta va scalato l’Everest senza ossigeno, e in inverno. Rosa corta, infortuni (Leiva su tutti), squalifiche (oggi mancavano Immobile e Caicedo).

Soprattutto una gara ogni tre giorni, il tallone d’Achille biancoceleste dai tempi di Reja, Petkovic e Pioli: la Lazio era uscita volontariamente dall’Europa League per concentrarsi sul campionato.

Ritorno in Champions archiviato (+20 sulla Roma quinta), Supercoppa vinta contro la Juve, lo scudetto era un obiettivo nato in corso d’opera, sfiorato ma mai afferrato. A ricordarlo a tutti, ancora una volta, ci ha pensato Calhanoglu


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