Immobile-Belotti, amici contro: l’attaccante made in Italy non ha solo il gol in testa
Il ciuffo contro la cresta. Quando fare gol è anche un po’ una questione di stile, e di acconciature da nuovo millennio. Quando fare gol non è l’unica cosa da aver in testa. La cresta del “Gallo” Belotti perché da piccolo rincorreva le galline nel pollaio e per il suo amico che Gallo fa di cognome. Immobile invece è il “Seccatiello” per mamma Michela. Un ragazzo mingherlino con quel ciuffo biondo che gli copriva gli occhi. Ora però è cresciuto abbastanza, anche grazie alla parmigiana, alla quale non sa ancora resistere.
Stasera saranno contro all’Olimpico. All’andata Ciro vinse la sfida personale del gol, ma oggi il capocannoniere è Andrea. Ventidue gol in stagione e scarpa d’oro contesa a Messi. Sedici, invece, i centri di Immobile che pure il titolo di bomber della serie A l’ha conquistato proprio con la maglia del Toro sulle spalle.
Ciro e Andrea, Andrea a Ciro: due che difficilmente si sarebbero potuti incontrare da ragazzini. Cresciuti agli estremi dell’Italia. Immobile nel Sorrento in Serie C, Belotti nell’Albinoleffe. Un pollaio pieno di talenti. Tante creste ma la più dritta era la sua. L’esordio tra i professionisti per l’attaccante di Torre Annunziata a 16 anni in Coppa Italia, con il Messina pronto a portarlo in Sicilia, ma la Juventus pareggiò l’offerta convincendolo a trasferirsi a Torino. Anche l’Inter si interessò, ma Baresi preferì le creste di Destro e Balotelli. Renato Cioffi suo allenatore ci aveva visto lungo: “Se un calciatore sa segnare può farlo in qualsiasi categoria”. Giocava negli Allievi, ma faceva già la differenza con i più grandi. Da lì in poi non si è più fermato
Simili nell’essere poco aggraziati. Ciro con la sua andatura caracollante e Andrea con l’incedere un po’ ingobbito. Tutti e due però con un’unica ossessione: vedere sempre la porta. “Era capace di sbagliare un gol facilissimo e un minuto dopo segnare un capolavoro impossibile”, dice il primo allenatore dell’attaccante biancoceleste. “In carriera ho visto solo Shevchenko tirare in porta più volte di lui”, disse Rino Gattuso del Gallo. Uno che di attaccanti forti ne ha visti in carriera, ma che ai tempi di Palermo aveva occhi solo per il Gallo.
Due giocatori simili, ma che Ventura è riuscito a far funzionare insieme. A Torino, dove già alla prima partita insieme segnarono tre gol contro il Frosinone. Poi anche in Nazionale, evitando una sconfitta contro la Macedonia: sempre il Gallo e poi la doppietta di Immobile. Un amore per la Nazionale fin dai tempi dell’Under 19: “Rientrando da una trasferta da Udine, all’autogrill si cambiò la tuta mettendosi quella azzurra”, racconta Alessio Pala l’ex allenatore di Belotti all’Albinoleffe, che ebbe l’intuizione di insegnargli il ruolo dell’attaccante.
Entrambi vivono per il gol, non smettere mai di segnare, per creare un rapporto di sangue con la rete. Il portiere come nemico che può rovinare il rapporto. Cannibali e assetati di gol. Ventura ringrazia, aspettandoli per le prossime partite della Nazionale. Inzaghi e Mihajlovic si sfregano le mani. Una coppia da trentotto gol, un ciuffo ed una cresta.