La nuova vita di Jeda: “Alla Vimercatese per mio figlio. Cagliari? Ci tornerei anche a nuoto. Gasperini mi ha cambiato. La Roma mi voleva, ma non ho rimpianti”
“Oggi è un casino. Devo andare alle poste, sono in mezzo ad un trasloco e la caldaia della nuova casa non funziona”. Ore 10.30, Lissone, cuore della Brianza. Potrebbe essere un incontro tra amici di vecchia data che parlano di qualsiasi cosa, ma ad aspettarmi c’è Jeda, un’icona della Serie A degli ultimi quindici anni. Parla dei suoi problemi, le commissioni che deve fare, le poste, la casa nuova da sistemare, l’acqua calda che non arriva. L’argomento calcio viene toccato (timidamente) dopo quasi dieci minuti. Si parla di attualità, il Cagliari ha sostituito Rastelli con Diego Lopez. “Peccato, il mister mi sembrava una brava persona, ma Diego conosce bene l’ambiente e ormai ha anche l’esperienza per poter fare bene con questa squadra. E’ la scelta giusta”. Ecco, adesso possiamo sederci. Una chiacchierata, non un’intervista. Jeda si apre con naturalezza. Negli occhi l’esperienza ma anche la felicità, quella più genuina, di poter vivere vicino a suo figlio, il motivo per cui l’attaccante brasiliano si trova qui. Lontano da Cagliari, lontano dal Brasile, lontano dalla Serie A. Gioca in Eccellenza, alla Vimercatese Oreno. Ma lui tutto questo lo vive con assoluta normalità, è la sua indole e non smette di ripeterlo. Non ce n’era bisogno, si vede ad occhio nudo.
“Sono qua per mio figlio, dopo che ho lasciato il calcio professionistico mi sono adattato alla vita di tutti i giorni, guardo ad altro. Faccio una vita normale, come sempre. Io non ho mai fatto la vita da calciatore. Questo è il mio modo di fare, io sono questo e sono felice così. Con lui ho un ottimo rapporto. Gioca a calcio, io lo porto agli allenamenti e lo seguo, dicono sia forte, vediamo”. Ma Jeda è, prima di tutto, un giocatore. Dopo una stagione in Serie D a Seregno, quest’anno milita nella Vimercatese Oreno, nel girone B del campionato di Eccellenza. La squadra al momento è a metà classifica, e Jeda ha segnato tre gol. E’, ovviamente, un punto di riferimento in campo e nello spogliatoio: “Con i ragazzi della Vimercatese ho un ottimo rapporto, vivo il presente, il passato non conta. Loro mi trasmettono cose bellissime, imparo molto. Mi chiedono cose, scherzano e mi considerano uno di loro. Non pensavo di trovarmi così bene in questa categoria e in questo ambiente”.
Jeda ha girato mezza Italia, forse anche qualcosa in più. Vicenza, Siena, Palermo, Piacenza, Catania, Crotone, Rimini, Cagliari, Lecce, Novara e poi tante altre in categorie inferiori. “Vivo in Italia da diciotto anni ormai, mi sento italiano, e lo sono visto che ho anche la cittadinanza. Si era parlato della Nazionale, ma non ho mai avuto segnali concreti. Cagliari la parentesi più bella? Sì, ma non dimentico Vicenza, la squadra che mi ha portato in Italia. Mi hanno creato, una società e tifosi fantastici. Anche a Novara ad esempio mi sono trovato bene, non lo dimentico. Sono sceso di categoria anche per i tanti infortuni che non mi hanno aiutato. Mercato? Ci sono state un po’ di trattative…saltate. Sono stato vicino più volte al Torino quando giocavo a Lecce e a Novara. Poi la Roma ai tempi di Cagliari, ma non ho rimpianti. Forse avrei meritato qualcosa in più, ma se ho avuto questo forse me lo meritavo”.
Parliamo di Serie A, perchè Jeda è una vera e propria icona dei primi anni Duemila. Ne ha sfidati tanti di campioni, ma uno più di tutti lo ha impressionato: “Ibrahimovic, era devastante. Cambiava le partite da solo, pazzesco. Ricchiuti è quello più forte con cui ho giocato invece, a Rimini si era creata una chimica speciale, mi ha fatto fare un sacco di gol”. Stagione 2008-2009: mentre Mourinho guida la sua prima Inter, a Cagliari arriva un “esordiente” in Serie A. E’ Massimiliano Allegri, che inizia nel peggiore dei modi la stagione. Cinque sconfitte su cinque. Poi la svolta, contro il Milan di Kakà e Ronaldinho, allenato da Carlo Ancelotti. Caso vorrà poi che sarà lo stesso Allegri a riportare lo Scudetto a Milano sponda rossonera, sette anni dopo l’ultimo vinto proprio da Carletto. Dopo quel pareggio, cambiò tutto, e il Cagliari fece una stagione strepitosa, nella quale Jeda segnò 11 gol: “Avevamo bisogno solo di una vittoria, perché giocavamo bene. Non capivamo neanche noi perché non avevamo fatto punti in quelle partite, ma poi i risultati sono arrivati. Quando ho rivisto Allegri all’addio al calcio di Conti è stato un momento molto bello, c’è un legame profondo. Ci siamo sempre abbracciati con grande affetto, quella stagione gli ha fatto fare il salto di qualità”.
Oltre ad Allegri c’è un altro allenatore a cui Jeda è molto legato: Gian Piero Gasperini, che l’attaccante brasiliano ha avuto durante la stagione 2005-2006 a Crotone, quando Jeda fece 15 gol: “Mi dispiace che all’Inter poi non sia andata bene, vorrei capire il motivo. E’ stato il migliore insieme ad Allegri di quelli che mi hanno allenato. Adesso sono qua vicino a Bergamo e voglio andarlo a trovare per seguire i suoi allenamenti, ho un grande affetto nei suoi confronti. Ha dato tantissimo sia a me che al Crotone. Mi ha cambiato sia tatticamente che fisicamente”.
Siamo quasi alla fine, la chiacchierata sta finendo, del resto siamo seduti da quasi un’ora. Jeda conosce tutti, chiama le persone che lo salutano per nome. E’ uno del posto a tutti gli effetti. Ma prima di lasciarlo andare c’è un’ultima cosa, il futuro. Cosa farà da grande Jeda? “Forse l’allenatore, ho già il patentino Uefa B, ma voglio valutare bene. La gestione del gruppo è ormai diventata fondamentale, ce ne sono anche troppi di allenatori ormai, però mi piacerebbe farlo”. Infine, chiudiamo con una suggestione, forse più un sogno per Jeda: “Allenare il Cagliari? Magari… lì ci tornerei anche a nuoto”.
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