La mano del destino, a partire dalle Far Oer: la meraviglia di vincere se ti chiami Leicester
Accade a volte che grandi o piccoli dispiaceri si rivelino, alla lunga, circostanze provvidenziali e viceversa. Alcuni le chiamano Sliding Doors, forse si tratta di semplice casualità. La situazione che dà il via a quella che questa sera è diventara una delle più sorprendenti favole sportive, si è verificata a 3365 km da Leicester. Nel novembre 2014, la Grecia di Claudio Ranieri viene sconfitta ad Atene in una gara di qualificazione ad Euro 2016. Uno 0-1 che può capitare, ma che sembra un po’ meno ordinario se a vincere – in casa tua – sono le Isole Fær Øer, che si trovano al 187° posto nel ranking FIFA e 169 posizioni sotto la tua squadra. Ecco il piccolo dispiacere che, se non fosse accaduto, probabilmente non avrebbe portato l’allenatore italiano in Inghilterra.
Il calcio dà, il calcio toglie. Tale Jóan Edmundsson, con il suo gol, ha tolto la panchina della Grecia a Ranieri (dopo appena quattro partite); Vichai Srivaddhanaprabha, qualche mese dopo, gli ha affidato quella del Leicester. Un proprietario dal cognome impronunciabile, che ad inizio stagione apre le porte del King Power Stadium ai monaci buddhisti thailandesi perché possano portare fortuna al club. Una squadra che ha chiuso il campionato precedente con una miracolosa salvezza, senza stelle e (apparentemente) senza fascino, che al nuovo allenatore chiede soltanto di mantenere la categoria. “Ok, sure. Lavoreremo duro per rimanere in Premier”, ha risposto Ranieri di fronte alla richiesta della società, lo scorso 13 luglio. Da Atene a Leicester, dall’inferno al paradiso con un imprevedibile turning point chiamato Fær Øer nel mezzo.
“Claudio Ranieri? Really?”. Per Gary Lineker quella di puntare sull’ex Juventus, Inter e Roma era una scelta “troppo banale” e l’ex calciatore dei Foxes aveva mostrato il suo scetticismo a tutti, su twitter. The Normal One alla guida di una squadra che di normale sembrava avere tutto e invece non ha proprio nulla. Perché non è poi forse tanto normale che a difendere la porta ci sia “il figlio di” uno che – nello stesso ruolo – in carriera qualcosa ha vinto. E in difesa, il capitano dell’Austria che non usa il piede destro neanche per salire le scale; l’inglese che in patria veniva considerato “uno scarto che non ha mai convinto”, un po’ come il suo compagno di reparto tedesco; un giamaicano “sovrappeso, mammone e triste” – a giudicare da quello che dicevano a Nottingham.
Davanti a loro, uno che ha sempre rincorso la maglia dello United giocando qualche mese in prestito qua e qualche mese là, e uno che a forza di correre ha raggiunto anche la Nazionale francese. E, ancora, un’eterna promessa, un talento pregiatissimo di cui nessuno si era accorto, il giapponese più prolifico nella storia della Bundesliga (ed eroe in patria) e, infine, il capocannoniere che lavorava in fabbrica e giocava in quinta divisione. Schmeichel, Fuchs, Simpson, Huth, Morgan, Drinkwater, Kanté, Albringhton, Mahrez, Okazaki, Vardy. Come una filastrocca, come un concentrato di singole favole all’interno di una stessa favola. Nomi che, a questo punto, potrebbero diventare presto persino quelli di alcune strade della città… Una rosa che è costata complessivamente meno di 30 milioni di euro. Con Ranieri che aveva capito tutto: “Quando ho visto le qualità di questi giocatori mi sono reso conto di cosa avrebbero potuto fare”. Benedette Fær Øer!
Un concentrato di casualità, fortuna, curiosità e magia; tutto sembra acquistare maggiore senso, quando ci si mette anche il destino. I sostenitori delle Foxes sono ormai in ogni parte del mondo. “Ognuno tifa per la propria squadra, però tutti (anche solo poco) sentiamo il Leicester come la nostra squadra” aveva scritto Iker Casillas dopo la vittoria contro il Southampton. It is impossible to ignore. Sono diventati campioni d’Inghilterra al termine di un viaggio indimenticabile, sostenuti dai loro tifosi e da quelli delle altre squadre. Hanno festeggiato davanti alla tv, ma questo non può togliere nemmeno una minima parte di felicità a nessuno di loro. L’ultima giornata si gioca a Stamford Bridge (ti ricordi, Claudio?), ennesima coincidenza di una stagione meravigliosa che ha visto trionfare un gruppo magico e sorprendente. Se le modeste Fær Øer hanno battuto la Grecia, poteva il Leicester non pensare di poter vincere la Premier?
Zeroes to heroes. Non è più un sogno, è realtà. Undici giocatori – più altri quindici – che hanno inseguito e poi raggiunto un’impresa. Una storia indimenticabile, “da raccontare ai nipoti”. Si sono guadagnati una pizza con la vittoria contro il Crystal Palace, hanno osservato i loro tifosi godersi donut e birra allo stadio, hanno provocato terremoti e fatto vincere cifre impreviste a numerosi scommettitori. La “banda Ranieri” ha fatto emozionare, sperare e anche piangere. Open mind, open heart, full battery, and run free. C’era una volta… O meglio, c’è tutt’oggi, una squadra da favola che da questa sera è ufficialmente campione d’Inghilterra. Il favoloso Leicester ha vinto.