La ‘Golden next generation’ conquista il mondo: tutto il meglio dell’Inghilterra Under 20
In
Inghilterra il prodotto calcistico è ben confezionato. Piace, è
ricco di appeal. La retorica comune, infatti, dipinge la Premier
League come il massimo standard di eccellenza: spettacolo, fascino,
sicurezza e giovani talenti sempre in vetrina. Nell’ultimo periodo, però, questi
fattori hanno fatto scivolare in secondo piano un valore ‘abbastanza’
importante nel calcio: la vittoria.
Sì:
da quelle parti il culto dell’intensità e del bello, forse, vale
più di tutto il resto. Ma non per loro, quelli della ‘next golden
generation’. World Champion, sì: perché l’Inghilterra è la
nazionale campione del mondo nella categoria Under 20. Belli, certo,
ma finalmente concreti e vincenti. E allora, ruolo per ruolo,
accendiamo assieme la luce sui protagonisti di questo successo
d’oltremanica. Ah, ovviamente con un occhio al calciomercato.
Freddie
Woodman
Dicono
sia una ‘rising star’, Freddie Woodman. Per il momento, di
sicuro, lui è il goalkeeper
under 20 più felice del pianeta. Generazione del 1997 la sua, nato
nel Crystal Palace e forgiato dall’Academy del Newcastle.
Disciplinato e sicuro, portiere vecchio stampo. In Corea del Sud ha
subito solo tre gol, ricoprendosi d’oro per la seconda volta dopo
la vittoria agli Europei di Malta Under 17. Al
St. James Park quest’anno non è stata la prima scelta, il posto
fisso lo ha trovato però da gennaio in Scozia: in prestito al
Kilmarnock. E ora Mondiale, parando
al 74’ il rigore in finale col Venezuela a Peñaranda:
sì, da
vera rising star.
Dominic
Solanke
Lui
è il diez. Sì, roba calda e latina nella fredda Inghilterra.
Fantasia e progressione il suo core business, con allegato dribbling
dal tasso alcolico pesante. Perché Dominc ti punta e ti ubriaca,
sempre. Si diverte. Tasto destro del joystick (quello dei ‘numeri’)
e via a fare reparto da solo. Attaccante centrale puro. Andiamo con
le cifre: classe 1997, 186 centimetri e quattro gol a questo Under
20. Ah, due proprio contro l’Italia: appunti presi e occhi
stropicciati. Ecco, sfumiamo un attimo il colore: Blues, uguale
Chelsea. Solanke è cresciuto proprio in zona Stamford Bridge,
esordendo in Champions League nel 2014 a soli 17 anni. Poi
sette gol in prestito al Vitesse, e quest’anno? Poco, Conte non lo
ha visto: meglio cambiare quindi. E così, dalla prossima stagione,
Dominic ha deciso di unirsi al progetto Liverpool. Intanto, però, il
ragazzo si gode la ‘Golden
Ball for best player’:
da campione del mondo.
Dominic
Calvert-Lewin
Giusto
un piccolo dato: la finale contro il Venezuela l’ha decisa lui.
Attaccante
di un Everton che forse, prima o poi, perderà Lukaku. E da oggi per lui sarà più facile convincere Ronald Koeman a utilizzarlo di più. Anche se
Calvert-Lewin un gol in Premier League questa stagione lo ha già
realizzato nel 4-0 contro l’Hull City. E ora per questo 1997 arriva
anche il Mondiale, grazie al suo gol decisivo.
Ademola
Lookman
Anche
lui è un ‘Evertonians’:
dalla
League One alla Premier. Dal Charlton al trasferimento a gennaio per
crescere con Koeman. E Ademola, per presentarsi, entra nel finale
contro il Manchester City e bagna il suo esordio con un gol:
guadagnandosi fiducia e arricchendo il suo CV di referenze
importanti. Vincendo, anche. Doppietta alla Costa Rica e gol
all’Italia: esterno, seconda punta, ala o centravanti. Giovane
tuttologo del pallone, ah: Campione del Mondo.
Radunare
i più grandi calciatori del pianeta, ma non solo: perché ora, in
Inghilterra, si torna a vincere. Il 4-2-3-1 cucito da Paul Simpson ha
ridato slancio e stile al football inglese. In
fondo, da quelle parti, il calcio è una metafora di vita: tra
fascino,
estetica
e concretezza. E
ora con un Mondiale in più.