Gli inizi alla Juve, l’amore a Bologna. Ora è il Colonia di Sørensen: “Ma senza la Serie A…”
Ci aspetta lì, in uno dei tanti studi che affacciano sui campi di Geißböckheim. Frederik Sørensen è già pronto per l’allenamento di rifinitura: tuta, pantaloncini, calzettoni bianchi. Sorride, nonostante la pioggia battente. Ha la faccia di uno che sa che il suo momento è adesso, e se lo vuole godere appieno. Perchè il miglior Colonia degli ultimi 25 anni è lassù in Bundesliga, a soli cinque punti dal grande Bayern Monaco, “Che, alla fine, è un po’ come la Juventus…“. Una sola sconfitta in otto partite, settimana scorsa contro l’Hertha Berlino: “Prima o poi doveva arrivare, non ci nascondiamo“, racconta a www.GianlucaDiMarzio.com. E per uno come Freddy, difensore fino al midollo, non può che essere una gioia immensa.
Dopo aver lasciato l’Italia, nell’agosto del 2015, il posto da titolare lo ha cacciato per una stagione intera, e ora se lo tiene stretto. Sulla destra diventa giorno dopo giorno una garanzia, e non è un caso che il Colonia sia riuscito a portare a casa punti anche contro il Bayern: “Hanno giocato un grande primo tempo, ma una volta rientrati negli spogliatoi ci siamo detti: ci divide solo un gol. Allora siamo tornati in campo e abbiamo fatto l’1-1, ma potevamo pure vincerla. Aver tenuto a zero Müller e Lewandowski è una cosa che racconterò. Ed è successo anche grazie a ciò che ho imparato in Serie A: in partite del genere non bisogna mollare un secondo, o sei fregato“.
Il Colonia dei record, dicevamo. 15 punti in otto partite, lì, è roba da capogiro. Un progetto – non chiamatela favola – che punta alla crescita costante ed equilibrata: “Abbiamo una bella squadra e mi trovo bene. È una grande soddisfazione essere arrivati a questo punto, ora viene il difficile. Il bello della Germania è che puoi perdere contro tutte le squadre, ma anche vincere contro tutte. E noi ne siamo la riprova“. Ma di segreti non ne esistono, solo programmazione: “Il direttore e il mister sono sempre d’accordo sui piani per il futuro. Si è visto anche dai rinnovi che hanno fatto ai giocatori importanti, ora tutti blindati oltre il 2020. E un ambiente così ti permette di crescere, anche se è grazie all’Italia che mi sono formato come uomo e come giocatore“.
Ah, l’Italia. Juventus, Bologna e poi Verona. Ricordi belli, ma poteva andare anche meglio. Nonostante tutto, per un classe 1992 il tempo non manca. “Dal periodo italiano mi porto dietro tante cose, positive e negative“, continua Sørensen. “Ho sempre comunque cercato di guardare tutto con ottimismo e questo mi ha aiutato a uscire in fretta dai momenti più difficili. È chiaro che non si può sempre giocare, inoltre con gli infortuni nei momenti sbagliati le cose si fanno più dure. Aver trascorso cinque anni lì è stato molto importante per me. E anche se qui in Germania tatticamente si lavora in maniera diversa, sento dentro di me la sicurezza di chi ha giocato in Serie A. È un vantaggio e un privilegio formarsi in Italia, è la scuola difensiva per eccellenza e per un difensore è tutto“.
Quando si parla di Bologna, poi, gli occhi diventano quasi lucidi: “Devo certo ringraziare Delneri, che al primo anno mi ha dato tanto alla Juve. Ma Pioli mi ha insegnato più di tutti come stare in campo, soprattutto come giocare a tre. E quando ci proviamo qui a Colonia ripenso al tempo che ho passato in rossoblu, che è stato davvero utile”. Ma c’è di più… “Beh, sì (sorride). A Bologna ho conosciuto anche la mia ragazza. Mi sono trovato bene lì e mi hanno dato la possibilità di giocare più che altrove. Insieme alla Juventus è stata per me l’esperienza più importante“.
A proposito di Juventus, è grazie ai bianconeri che Sørensen ha potuto rincorrere il suo sogno. “Sono arrivato a Torino dalla Danimarca ad appena 18 anni, ero in convitto con altri ragazzi della Primavera come Buchel e Giannetti. Eravamo tanti in quell’hotel, la convivenza mi ha aiutato a maturare fin da subito“. E come per magia… “Dopo tre mesi mi sono ritrovato a esordire in prima squadra, una bella emozione. Da quel giorno la Primavera non l’ho più rivista e ho iniziato la mia carriera. Se me l’aspettavo? No, assolutamente. Era un periodo di infortuni e sono stato bravo a prendermi il posto, tutto qui“.
E sta continuando alla grande, ma all’estero. La Bundesliga sta lanciando Freddy, che ora respira anche aria d’alta quota. E un pensierino alla Nazionale danese dentro di sé lo fa, ma guai bruciare le tappe: “Ancora non ho sentito nessuno, ma non ho fretta. Sto bene qui, voglio guadagnarmi il posto giocando bene al Colonia. Magari già quest’anno, perchè no. Il fatto di non essere ancora arrivato in nazionale lo prendo comunque con molta serenità”. E chi lo smuove, Sørensen. Anche se forse è arrivato il momento di guardare il telefono un po’ più spesso.