Kolarov abbraccia il giallorosso: il duro con il cuore d’oro e con Roma nel destino
Una frase che sa di profezia: “Un giorno mi piacerebbe tornare, Roma mi è rimasta nel cuore. A Manchester ho vinto tutto, ma l’Italia è un’altra cosa”. Parole di appena un mese fa. Desiderio esaudito: Kolarov torna nella capitale. Flashback: volo Manchester-Roma, stessa tratta, sette anni più tardi. Era il 2010 quando il terzino serbo lasciò la Lazio per passare al City di Mancini: “Avevo bisogno di fare una nuova esperienza, vivo di stimoli”. E adesso riecco Roma, sponda giallorossa. Trattativa lampo, come quella che nel 2007 lo portò dall’Ofk Belgrado alla Lazio. Merito di Walter Sabatini, il primo a scoprirlo durante l’Europeo Under 21 che si disputava in Olanda. Quel giorno la Serbia batteva l’Italia di Casiraghi e un timidissimo Kolarov annunciava il suo passaggio in Italia ai cronisti presenti. Pagato meno di un milione, rivenduto a 18 tre anni più tardi. Fisico da corazziere, sinistro micidiale. Arrivato a Roma come un diamante grezzo, torna come un terzino di caratura mondiale.
Un duro dal cuore d’oro
Ragazzo serio, riservato. Faccia da duro, ma solo in apparenza. Per conferma chiedere a Vesna, sua compagna dal 2004: “E’ un ragazzo molto tenero, mi ricordo ancora quando mi ha chiesto di sposarlo: ci eravamo lasciati ed è tornato da Roma per regalarmi l’anello”. Alle serate in discoteca ha sempre preferito la comodità del divano, ancora meglio se accompagnate da un film, un thriller magari: il suo genere preferito. Ma non disprezza nemmeno Sex and the City, almeno per far piacere alla moglie. Sogna in grande Kolarov, ma pensa anche al presente. E alla famiglia. Al fratello ha regalato… tre trattori, per mandare avanti l’azienda agricola che gestisce in patria, a Zemun, stesso quartiere di un altro ex laziale come Stankovic. Ragazzo tenero nella vita privata, un leone in campo. Non si tira mai indietro, figurarsi durante un derby. Anche a costo di perdere un dente, come successo lo scorso anno nel derby vinto per 2-1 contro lo United. Sorriso stampato per la vittoria e incisivo mancante, come testimoniato dalla foto scattata dal Caballero nello spogliatoio.
Che giocatore è Kolarov?
Premessa: non può essere considerato un investimento, è una garanzia. 32 anni da compiere a novembre, non più un ragazzino. Elemento di esperienza internazionale, proprio quello che serviva alla Roma, che può aspettare il rientro di Emerson Palmieri con tutta calma. Corre veloce Kolarov, non si ferma mai. Merito anche del suo fisico possente. Terzino tutta corsa, che ha saputo migliorare nel tempo anche la fase difensiva. Micidiale sui calci piazzati, sempre pericolosi grazie al suo sinistro velenoso. “Tira più forte di me…” e se lo dice Mihajlovic c’è da fidarsi. Per ulteriori conferme chiedere all’arbitro Saccani, stordito da una fucilata del serbo durante un Lazio-Torino di qualche anno fa. Oppure alla sponda biancoceleste del tifo romano: “tira, tiraaa, tiraaaa…” si sentiva all’Olimpico ogni volta che Kolarov prendeva palla. Sette stagioni in Inghilterra e sei titoli conquistati, di cui due Premier League. 29 presenze nell’ultimo campionato e 6 in Champions: per Guardiola ha rappresentato un elemento fondamentale nell’ultima stagione. Ora Di Francesco è pronto ad abbracciarlo e ad affidargli la fascia sinistra. Nel “suo” Olimpico, quello che l’ha visto festeggiare la vittoria di una Coppa Italia con la maglia della Lazio. I colori saranno diversi: il biancoceleste lascerà spazio al giallorosso, ma la voglia di vincere rimarrà immutata. La Roma lo sa, e si affida anche alla sua esperienza per tornare alla vittoria.