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Kakà: ricordo? No: è sempre e solo Ricardo. Il Milan riabbraccia il suo eterno bambino d’oro

Tornato a Milano, l’ex fuoriclasse brasiliano cercherà di definire il nuovo ruolo societario che dovrebbe intraprendere al Milan, tra passione e amore per la famiglia. Tornando allievo di grandi maestri…

Vedendolo uscire all’improvviso da quel terminal, con maglia bianca, pantaloni al polpaccio e cappellino nero in testa, sembra quasi che il tempo non sia mai passato. Il volto da bambino è sempre lo stesso, accompagnato dal paradosso dell’impressione di una gioventù ancor più marcata rispetto al novembre scorso, nel periodo della sua ultima tappa a Milano: città ormai da 15 anni nel cuore di Ricardo Izecson Dos Santos Leite, che della scuola Milan è stato allievo tra i migliori di sempre, in cui l’eterno 22 rossonero è tornato per sedersi nuovamente tra i banchi. Provando ad intraprendere, al fianco di Leonardo e Maldini, una nuova strada extra campo.

Forever young. Riecco “Ricky”, etimologicamente più fresco rispetto ad un generico “Kakà”: quello che il 2018 ha restituito ai nostri occhi, dopo la fugace apparizione tra Casa Milan e San Siro per la sfida all’Austria Vienna, come studente voglioso di arricchire la propria sete di conoscenza, nonchè da volto ideale per la copertina del più famoso singolo degli Alphaville. Da dimostrare, dopo una carriera del genere, c’è ben poco: da imparare, oltre i confini di un rettangolo di gioco percorso ad ampie ed elegantissime falcate, ancora tanto, a piccoli passi. Ruolo societario da definire, come da lui stesso ammesso, ma voglia di tornare a sentire vicina una famiglia vissuta per anni: figlio di un club in cui da papà, mantenendo intatta la priorità legata ai propri figli in Brasile, Kakà tenterà di conciliare passione e amore.

Ricordo di Ricardo che non si è mai spento: un bagno di folla ad accoglierlo in sede 10 mesi fa, con le prime avvisaglie di un possibile ritorno nel mondo in cui è diventato grande; le tante richieste di selfie odierne, esaudite una ad una con il sorriso sulle labbra, e le porte ufficialmente riaperte per vederlo parte di un nuovo Milan. Quello fondato sulla voglia di Elliott di tornare grandi e sul concetto di bandiera e simboli, pronto a far spazio ad un altro elemento di un passato indimenticabile, più volte rievocato da un tifo che lo ha acclamato e lo riacclamerà a gran voce già dalla prossima uscita rossonera a San Siro.

Roma che toglie…e che restituisce, nel cammino milanista con Kakà: l’ultima a San Siro per il brasiliano, prima di volare verso Madrid ed un sogno blanco col tempo anneritosi più che mai, fu proprio contro i giallorossi. Che il Milan ritroverà domani, con un pezzo di cuore in più in tribuna ed una cornice di pubblico delle grandi occasioni, di quelle che Ricky ben conosce: venuto fin qui per apprendere e, perchè no, anche rivivere grandi emozioni in quello che è anche stato il suo stadio. Stregato con il primo gol nel derby, su assist di quel Gattuso che inciterà ora dagli spalti, fatto esplodere con una stagione da leader nella Champions vinta ad Atene: flashback di un dominio qualitativo-estetico la cui essenza, con gli anni, è rimasta racchiusa nei trofei conquistati e scrutati nel giorno del proprio ritorno in sede.

Di quel Kakà, insomma, è rimasto tutto: i ricordi del fuoriclasse in mente, la sagoma di un eterno ragazzino davanti agli occhi di chiunque. Quello che, in un pomeriggio di fine agosto a Malpensa, 15 anni dopo, si è ripresentato dove tutto era cominciato, per ripartire da una nuova sfida: niente più occhiali da vista, capello folto e look formale, quasi da divisa scolastica in quell’estate del 2003. Ma semplice evoluzione (visiva e non) di una figura in egual modo pronta ad imparare ancora: restando ancorata ad un mondo rossonero che, pur in campo dirigenziale, non aspettava altro che questo momento. Venuto fin qua, riaccogliendo il suo bambino d’oro, per veder ritornare Kakà.