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#JuveBayern: la sottile differenza tra temere uno spauracchio ed esserlo

L’accademia della Crusca, probabilmente, ha più interesse nell’etimologia delle parole rispetto al calcio. Infatti, sotto la voce ‘spauracchio’, si trova una definizione semplice e calzante: cosa, che induca altrui falso timore. Nei vari esempi citati, non ho avuto modo di trovare nulla relativo al Bayern Monaco.

Niente su quella squadra che da anni spadroneggia in Bundesliga, un campionato in cui il divario tecnico tra le squadre, in termini tecnici ed economici, è palese come un boccale di birra all’Oktoberfest. Niente su Pep Guardiola, le cui qualità non si discutono ma… quel pensiero già proiettato all’Inghilterra suo futuro prossimo e dichiarato forse troppo presto, non ha contribuito a rinsaldare un feeling mai troppo accentuato coi tifosi bavaresi. Niente su Thomas Müller che ha inviato una recente cartolina a Torino con una bellissima rovesciata contro il Darmstadt, la cui difesa, senza nulla togliere, non è paragonabile a quella della Juventus. Niente su quel Robert Lewandoski che vanta nel suo tabellino in campionato 22 gol in 21 partite ed in Champions League 7 su 6. Ecco, forse quest’ultimo dato potrebbe assumere la forma di spauracchio, alziamo le mani.

Ribaltiamo la questione: e se lo spauracchio fosse la Juventus?

Reduce da una striscia di 15 vittorie consecutive in uno dei campionati più equilibrati a livello europeo. Nessun gol subito nelle ultime sette giornate di campionato. Una versatilità nei moduli e negli elementi che ha portato la squadra di Allegri a disporre di un gruppo di elevata affidabilità. Un reparto offensivo che segna con ogni suo interprete in modo alternato (Dybala, Zaza, Morata e Mandzukic). La speranza di recuperare due uomini di esperienza di caratura internazionale come Kedhira e lo stesso Mandzukic a dispetto delle assenze sicure in casa Bayern (Javi Martinez, Boateng, Benatia e Badstuber). Last but not least: la storia. L’anno scorso la Juventus, contro i favori dei pronostici, batté agli ottavi di finale un’altra squadra tedesca, il Borussia Dortmund, e diede il là alla cavalcata verso Berlino. Altra caratura, per carità, ma le sfide Italia-Germania ci hanno quasi sempre regalato piacevoli sorprese.

Allo Stadium sarà gara vera. Viste le premesse il timore reverenziale, che si eleva a rispetto dell’avversario, sarà equamente distribuito. Servirà una Juventus perfetta, quella vista negli ultimi due mesi, contro un Bayern imperfetto, quello che potrebbe essere al di fuori della bambagia di un campionato fatto di sparring partner. Poi ci sono gli spauracchi, che possono sempre fare tremare le gambe dei ventidue in campo e cambiare le sorti di una sfida tutt’altro che scontata.