Niente a che vedere con lo sfarzo e la maestosità del Real Madrid, da sempre uno dei club più ricchi e seguiti al mondo. Ma se per la vita, all'apparenza, Zidane e i blancos sembravano distanti più dei 1100km che separano Marsiglia dalla capitale della Spagna, ci ha pensato il destino ad avvicinarli fino a renderli inseparabili. Questione di chimica, alchimia. Ma anche, semplicemente, di calcio.
Perché se il Real Madrid è una squadra leggendaria, di certo Zinedine Zidane è uno di quei calciatori che ha meritato di diritto un posto nell'Olimpo di questo sport. L'affinità è immediata. D'altronde, da quelle parti, sanno riconoscere il talento e Zizou ne ha sempre avuto da vendere. E poi ha quell'eleganza e uno stile da vincente: Zinedine Zidane, in maniera quasi del tutto naturale, incarna perfettamente l'idea di madridismo.
Com'è stato il Real Madrid di Zidane?
Da calciatore è stato una leggenda di questo club. Da allenatore, probabilmente, è riuscito anche a fare di meglio. Da molti, ingiustamente, è stato subito etichettato come il classico campione che, non sapendo cosa fare da grande, ha seguito il naturale evolversi degli eventi dedicandosi alla panchina. Zinedine Zidane, però, ha dimostrato di essere anche qualcosa in più. Magari non in maniera appariscente, ma mettendo in modo chiaro la sua mano su una squadra che ha ottenuto risultati storici.
Da assistente di Carlo Ancelotti ha vissuto la gioia della 'Decima'. Al Castiglia ha vissuto due anni di gavetta, magari non positivi dal punto di vista dei risultati ma certamente formativi. Per poi farsi trovare pronto al momento della grande chiamata, quella di Florentino Perez. Che, dopo i mesi non positivi con Rafa Benitez, si è rifugiato nel madridismo come spesso accade nei momenti negativi. Probabilmente non immaginando neanche minimamente di vincere tre Champions League di fila, inaugurando un ciclo da record. Da traghettatore a... leggenda (anche in panchina): Zidane ha sorpreso un po' tutti, confermando da allenatore la straordinaria intelligenza che ha sempre avuto anche in campo.
Pochi accorgimenti, ma decisivi. È vero che il francese ha ereditato una squadra matura e vincente, cresciuta con Mourinho prima e Carlo Ancelotti poi e arrivata alla tanto attesa vittoria della 'Decima'. Ma alla fine Zidane ha inciso dal punto di vista tattico molto più di quanto si pensi o si racconti.
Il primo passo è stato quello di dare forza al centrocampo. Il Real Madrid, nel triennio Zidane, è sempre stato capace di determinare i ritmi della partita. Due 'registi' come Modric e Kroos ai lati di uno straordinario equilibratore come Casemiro, per un centrocampo tra i più forti e completi di sempre. In avanti, poi, ha trovato il modo di esaltare al meglio la 'nuova versione' di Cristiano Ronaldo, meno esterno e sempre più centravanti e finalizzatore. Avvicinandolo a Benzema, fondamentale per il portoghese con i suoi movimenti e con il suo lavoro, e inserendo con il tempo alle loro spalle Isco.
E poco importa che Florentino Perez
chiedesse a gran voce di valorizzare il suo 'pupillo' Gareth Bale.
Con il gallese il Real Madrid giocava con un classico 4-3-3, modulo
che rischiava di rompere i sottilissimi equilibri della squadra
costruita da Zidane. Con Isco, invece, si difendeva con una linea a
quattro a centrocampo, senza rinunciare alla qualità e al talento.
Poi c'era la catena di sinistra, Marcelo-Kroos-CR7, spesso devastante. Con il brasiliano attaccante aggiunto e Sergio Ramos a scivolare in copertura dal suo lato. Situazioni di gioco semplici, capaci però di dare equilibrio alla squadra senza limitare l'inventiva degli straordinari calciatori presenti. C'era l'undici base, ma Zidane ha dimostrato di saper leggere anche le partite. Ha costruito Asensio, diventato con il tempo uno straordinario 12° uomo. Ma spesso ha saputo anche cambiare, inserendo Lucas Vazquez o Bale nelle situazioni giuste. Fortuna o intuizioni? Fatto sta che, spesso, anche le sue scelte a gara in corso sono state decisive.