Un gol per… Capello! Alessandro punta la B col Padova e si racconta: “L’Inter, la maglia di Torres e la foto con Totti”
Un gol per Capello. “Allora sarei messo male” ribatte un sorridente Alessandro, che ha già toccato quota 11 in stagione, a fine febbraio. “Il mio record è proprio 11, a Prato. Adesso posso solo fare meglio”. Ma quanto meglio? Portare il Padova in Serie B, per esempio. Non male. “Affatto! E’ il nostro obiettivo numero uno. In spogliatoio ci pensiamo eccome, è il momento di premere sull’acceleratore per regalare questa gioia alla città”. E se così sarà “non so come potrei festeggiare, non ci ho pensato sinceramente”. Tatuaggi no, uno basta e avanza. “Ho il 12 sulla gamba destra, è il mio numero preferito. E non solo perché sono nato il 12/12”. L’opzione B è quella che intriga di più. “Magari colorarmi proprio i capelli!”. Di biancoscudato, prego.
Quando segna tira fuori la pinna, con tanto di colonna sonora in sottofondo. “Faccio lo squalo”. Il motivo parte da lontano. “E’ un’esultanza che porto avanti da parecchio tempo, nata ai tempi degli allievi del Bologna. C’era un allenatore che mi chiamava così, poi a ruota tutti i compagni”. Uno più uno: squalo. “Ogni tanto anche Bisoli ci scherza su e mi riprende con quel soprannome”. Ah, nota bene: Bisoli allenava la prima squadra del Bologna quando Capello giocava nelle giovanili rossoblù ma “non credo si ricordasse di me” anche se qualche seduta insieme l’hanno fatta eccome. Torniamo ai soprannomi: ‘Ale’ o ‘Cape’ vanno per la maggiore. Alias Alessandro Capello, ruolo attaccante: un bolognese doc che a Padova ha trovato la sua felicità. “Saranno i portici? Vero! Gli stessi della mia città! Ma a Padova mi trovo benissimo, vivo in centro, poco fuori le mura storiche, e si sta alla grande. Sono comodo per qualsiasi cosa: campo d’allenamento, stadio, e casa. Padova-Bologna è solo un’ora di strada, ci si mette poco”.
“Ma se Alessandro Capello non avesse fatto il calciatore?”. Silenzio tombale. “Non ci ho mai pensato”. Allora si va per esclusione. “A scuola non ero, diciamo, un fenomeno”. Quindi l’ortopedico come Capello senior, sarebbe stato complicato. “Difficile!”. In compenso però “quando ho qualche dolore alla schiena capita che mi dia una sbirciatina lui”. E tra l’altro “i miei genitori mi vengono sempre a veder giocare, sia a Padova che fuori. Ci sono sempre, da sempre! Non si perdono una partita che sia una, sin da quando sono piccolo. Quanti chilometri su e giù per l’Italia”. Per amore. Ma gira e rigira, la passione di ‘Cape’ è sempre stata solo il calcio. E che calcio nell’Inter post triplete. “Mi sono allenato con campioni del calibro di Milito, Zanetti, Cambiasso, Icardi, Kovacic. A Cagliari con Conti, Cossu, Sau”. Un nome su tutti: “Maurito com’era all’epoca?”. Capello spiega: “Icardi non era ancora il leader di oggi ma si vedeva già che sarebbe diventato un grande attaccante”. In tournée Inter-Chelsea. “Mi marcavano Cahill e Terry, non il massimo della vita. E’ stato un po’ complicato. A fine partita ho scambiato la maglia con Torres, che onore! E’ sicuramente la maglia più prestigiosa che conservo”. E di foto? “Con Totti, il mio idolo. Son cresciuto guardando Totti, emulando Totti. Un giorno ci siamo incrociati in vacanza in Sardegna e gli ho chiesto una foto ricordo”. Chiudiamo l’album dei momenti topici e apriamo WhatsApp, tra i contattati di frequente c’è il gruppo del Padova. “E’ bello attivo, scriviamo tutti un po’ di tutto”. “’Scrivere poco e fare sempre di più’ vi dirà Bisoli, martello com’è” aggiungiamo noi. Capello se la ride e non smentisce. Abbassa la testa e pensa alla prossima preda: quando sarà vedremo una pinna spuntare.