Esordio di fuoco per Luigi Delneri, in un derby tutto bianconero. L'Udinese se la vedrà con la Juventus di Massimiliano Allegri, il peggior avversario per riprendere fiducia e fare punti. L'allenatore friulano è anche il grande ex, i bianconeri rappresentano l'apice della sua carriera, ma non andò bene:
"Una squadra che sembra imbattibile" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "La si affronta con dignità, sapendo che solo lei può concederti qualcosa e tu devi essere bravo a sfruttarla. Già quando c’ero io la società progettava in grande, manca soltanto la Coppa dei Campioni. Aver lasciato il club bianconero è il mio rimpianto più grande. Si ruppe Quagliarella, che era già a 9 gol. Oggi il simbolo della Juventus è Buffon, uomo onesto, corretto e responsabile".
Delneri si rimette in gioco a 66 anni: "Noi friulani siamo così, gente che combatte e non si dà per vinta. Continuo per passione, solo quella. Amo ancora l’erba tagliata. Vede, i soldi li ho fatti, avessi voluto farne altri sarei andato all’estero. Ma questa è la mia vita e credo che il calcio sia una di quelle cose che non hanno età. Il calcio è fatto di idee, se le hai vai avanti. Io ho un vero amico, Edy Reja, friulano come me e più grande di me. Ci siamo visti la settimana scorsa, può ancora stare in panchina. Stranieri? Parlo molto con loro. Mi rapporto facendo l’allenatore, ma se hanno bisogno ci sono. Anche se per le confidenze di solito vanno più dal vice. Che ora è Giuseppe Ferazzoli, che fu mio giocatore a Terni".
Già in passato Delneri sfiorò la panchina dell'Udinese: "Spero di far innamorare i tifosi. Andai vicino all’Udinese due volte: prima della Sampdoria e prima che prendessero Stramaccioni. Conosco i Pozzo da anni perché allenavo la Pro Gorizia dove era presidente il fratello di Gianpaolo. Ho trovato una squadra giovane e giù di morale. Ci sono tante culture da assemblare, ma non dite che sono tutti stranieri perché tanti di loro giocano qui da anni. Il calcio ormai è un’azienda. Io devo insegnare a stare in campo, è la cosa che amo. Di Natale? Andai vicino ad allenarlo, alla Juve. Ma lui ha fatto crescere l’Udinese, aveva qualcosa in più. Luca Toni? E' abituato a essere protagonista. Poteva dare qualcosa in più. Bisogna essere campioni in tutto. Anche un grande può stare fuori e accettarlo".
In chiusura d'intervista Delneri ci tiene a precisare che non ha fatto bene solo con il Chievo: "È il dato più eclatante, ma io ho fatto bene anche a Bergamo con il 4-2-3-1, e quanto rese Ferreira Pinto. Soddisfazione più grande? La Sampdoria: riportarla in Champions dopo vent’anni. Lanciai Poli, i terzini facevano i mediani. Ci divertimmo. Depressione? A Roma ci sono andato vicino. Me ne sono andato io, ero sesto. Ma l’ambiente si aspettava risultati non consoni alla squadra che aveva".