La tensione era nell’aria, ora è diventata scontro. L’Udinese è uscita ieri allo scoperto: “Siamo pronti a togliere il disturbo”, ha scritto la società attraverso una nota pubblicata sul sito ufficiale. Il riferimento è alla “Dacia Arena” (qui l'inchiesta e i dettagli), il progetto che i friulani hanno portato avanti e realizzato 5 anni fa. Un investimento importante, quasi 50 milioni di euro, per ricostruire un impianto la cui privatizzazione, ora, è stata messa in discussione.
Nei giorni scorsi, infatti, sono stati effettuati dei rilievi dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) intorno alla cessione del diritto di superficie (per novantanove anni) dello stadio Friuli dal Comune di Udine all’Udinese Calcio. La questione nasce da una serie di dichiarazioni del sindaco Fontanini (lista Lega) che ha sempre considerato lo stadio come un “bene pubblico”, facendo così decadere a monte il ragionamento su quella che è stata un’onerosa opzione di sfruttamento del suolo da parte dell’Udinese.
Per essere più specifici: nel 2013 i Pozzo avevano acquistato l'area e ottenuto i diritti di sfruttamento dell'impianto, ristrutturandolo. Impianto che però il Comune continua a chiamare "Stadio Friuli" per gli eventi pubblici, contro il nome di Dacia Areana concordato dall'Udinese con lo sponsor. Non è solo una questione di nomi, è chiaro, ma di idee e, soprattutto, di diritti di sfruttamento.
Di qui il comunicato da parte dei bianconeri, che si sono dichiarati già pronti a valutare di costruire un nuovo impianto a Pasian di Prato, comune di circa 10mila abitanti a pochi kilometri di distanza da Udine. Già quindici anni fa, infatti, la società aveva cominciato dei rilievi intorno a quell’area comunale per la costruzione di un impianto, successivamente accantonati in seguito agli accordi con la città di Udine. Ma cosa potrebbe succedere se si arrivasse davvero alla rottura?
L'Udinese lascia la Dacia Arena? I due scenari
Il primo punto riguarda la cifra spesa. L’Udinese, si scriveva sopra, ha investito quasi 50 milioni di euro per i lavori di abbattimento e ristrutturazione del vecchio stadio “Friuli”, ora Dacia Arena. Quei soldi verrebbero richiesti nuovamente dai Pozzo, considerando “arricchimento ingiustificato” quello del Comune di fronte alla rivalorizzazione dell’area. Una cifra importante, ben al di sopra delle capacità delle casse comunali che andrebbero quindi in grande sofferenza.
Il secondo punto riguarda l’eventuale trasloco. Il piano dell’Udinese, chiaramente da considerarsi come extrema ratio dello scontro con il Comune, prevede tra l’uno e i due anni di transizione per identificare l’area e realizzare il nuovo impianto. Comunicato provocatorio? In parte, ma non del tutto. L’intenzione di lasciare Udine qualora gli attriti continuino a esserci c’è, ed è concreta. E sarebbe una rottura davvero insanabile.