style="text-align: justify;">Probabilmente
“festeggerà” con un bicchiere di vodka che va giù veloce. Liscia, gelata,
pensando a cosa accadrà tra cento giorni. A giugno. Probabilmente lo farà da
solo perché Stanislav Cherchesov è un tipo così. Uno che 10 anni fa, quando arrivò allo Spartak Mosca, si definì "dittatore democratico". Solitario, enigmatico, ma sicuro di sé e delle proprie idee. Parola al sito ufficiale, basta
cliccare su “philosophy” per avere un quadro di cosa significa seguirlo: “Avanti senza dubbi e paure”. Fino ai
Mondiali. Cherchesov allena la Russia dal 2016, tra cento giorni ci sarà
l’esordio “mundial” contro l’Arabia Saudita (14 giugno). E al Luzniki di Mosca, dove siamo stati qualche mese fa (leggi qui). A casa
propria. In quello che sarà uno degli eventi più importanti che la Russia
ospiterà, in cui mostrerà al mondo la sua grandezza economica e i nuovi stadi costruiti.
Esempio: quello dello Zenit è costato 1 miliardo di euro. Il Mondiale che verrà sarà economia, geopolitica, influenze, un braccio di ferro del potere. Ovviamente calcio. E la Nazionale russa a che punto è? Proviamo a rispondere.