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Tra yoga e l’eredità di Muslera. Uruguay, chi è il Chino Rochet

La storia del portiere del Nacional e della nazionale uruguaiana, Sergio Rochet

A casa Rochet la soffitta deve essere molto spaziosa. Mamma Graciella, infatti, colleziona tutti i guanti di Sergio: a partire da quelli rattoppati con le stoffe di pantaloni e magliette. Perché a quei tempi non c’erano abbastanza pesos per comprarne di nuovi. Dopo le ultime tre edizioni con Muslera, in Qatar a partire dalla gara contro la Corea tra i pali dell’Uruguay ci sarà il 29enne di proprietà del Nacional, con il numero 1 del Galatasaray che siederà in panchina. 

 

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Cresciuto con tre sorelle Yesica, Mara e Diana, Rochet è nato a Nueva Palmira, una cittadina di 10 mila abitanti che sorge sul Rio Uruguay. A trasmettergli la passione per il calcio è stato papà Pablo che ha giocato nel Deportivo Juvenil. Nello stesso club, Sergio invece ha iniziato a 5 anni come centrocampista nel baby futbol, per poi passare in porta visto che al suo compagno non gli piaceva subire tanti gol. Ma in quei primi anni giocava con la sua categoria tra i pali e con i ‘92 a centrocampo, mentre a scuola si distingueva nelle gare di atletica.

 

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A 14 anni è arrivata la chiamata per trasferirsi a Montevideo. Rochet è andato in prova per una settimana al Nacional, ma è stato scartato, per poi passare il provino con il Danubio, società anche conosciuta come ‘la universidad del fútbol uruguayo’. Lì ha fatto tutto il settore giovanile, fino ad arrivare in Prima Squadra con cui ha vinto la finale del campionato 2013 contro il Montevideo Wanderers. La gioia per il titolo anche senza giocare e la chiamata dall’Europa, più precisamente dall’Olanda: lo acquista l’AZ Alkmaar con cui Rochet ha giocato per 3 stagioni collezionando 71 presenze tra Eredivisie ed Europa League, prima di trasferirsi in Turchia al Sivasspor.

Il ritorno in patria: la svolta

A febbraio 2017 era l’uruguaiano con più minuti giocati in Europa, davanti ai vari Cavani, Suarez, Godin e Gimenez, ma nel 2018 Rochet ha deciso di tornare in patria per realizzare il sogno di giocare nel Nacional, la squadra di cui è tifoso. Quello che poteva sembrare un passo indietro, si è invece rivelata la svolta della carriera per El Chino. Dopo aver rubato il posto al panamense Meija nel club Tricolor, nel 2021 il Maestro Tabarez lo ha inserito nella lista dei convocati per la Copa América e dopo l’infortunio di Muslera ha debuttato nello scontro diretto con il Cile lo scorso febbraio nella prima in panchina del Tornado Alonso come ct. 

 

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Alto 190 cm e sicuro nelle uscite, tra i segreti del presente di Rochet c’è anche il lavoro fuori dal campo: tra yoga e sedute con una psicologa. Nell’ultima stagione con la fascia da capitano al braccio ha anche stabilito un record per il calcio uruguaiano: 1064 minuti di imbattilbilità tra club e nazionale. Prestazioni che hanno permesso all’Uruguay di qualificarsi al Mondiale e al Nacional di vincere l’Intermedio, il Clausura e il campionato uruguaiano. Prima di partire per Doha, il portiere ha salutato il club insieme a Suarez, visto che è in scadenza a dicembre 2023 e non rinnoverà il suo contratto. E chissà che grazie alle sue prestazioni con la Celeste e al passaporto italiano (i suoi antenati hanno origini lucane della provincia di Potenza) non possa avere una seconda chance in Europa.