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Qui Fasano, Nadarevic è rinato: “Riparto dalla D per tornare in alto”

L’esterno bosniaco ha la sua seconda casa in Puglia. “ Ho vissuto piazze calde, ma nulla mi ha dato tanto calore come è successo a Bari. Qui ho trovato un ambiente sereno”.

Tra gli avversari non c’è però una fetta del suo passato. Quel Bari che gioca nel girone I ed è rimasto nel cuore di Enis, che ancora oggi nel capoluogo pugliese ci vive: “Sono stato vicino al ritorno in estate, ci sono stati dei contatti poi non se ne è fatto nulla. Fa male vedere un club del genere in D, la tifoseria non merita questa categoria. Loro sono da serie A, è una delle tifoserie più importanti d’Italia. Per me è stata l’esperienza più bella da quando ho iniziato a giocare a calcio: ho vissuto piazze calde, ma nulla mi ha dato tanto calore come è successo a Bari. Ho un solo rammarico, non aver giocato i playoff con loro. Ma sono fatalista: credo nel destino, se è andata così vuol dire che doveva andare in questo modo”. Oggi il destino e il cammino calcistico gli riservano un presente da stella e chioccia del Fasano. Le reti sono già 3 in 5 presenze, di cui due decisive per battere Sorrento e Bitonto nelle ultime due settimane. Non si nasconde, Enis, nemmeno quando deve dire la sua sui giovani in campo per obbligo normativo: “Sono contro questi obblighi. Se uno è bravo gioca. Così si finisce invece per penalizzare il campionato. I talenti vanno formati dai settori giovanili, non in D. Poi magari mi sbaglio, perché a decidere è chi fa le regole. Però molti colleghi la pensano così”.

Sfogli il curriculum di Enis e ci trovi i playoff per la A persi con il Varese e la massima serie trovata a Genova, con tre presenze. Allora la domanda viene spontanea: come ci è finito in D? “Parlerei di sfortuna – risponde lui – quando sono arrivato al Genoa nel gennaio 2013, su volontà di Delneri, sono arrivato di giovedì, il mister mi ha fatto esordire la domenica e dopo quella partita è stato esonerato. Dopo, non ho avuto molto spazio. Ma non ho rimpianti. Io potevo fare meglio, ma se vivi di rimpianti non vivi più. Tutti sbagliamo, l’essenziale è capirlo e ripartire: a Fasano lo sto facendo”. Con lo stesso spirito di quando, ragazzino, decise quale dovesse essere il suo futuro: “Ho iniziato a giocare a calcio a casa, in Bosnia – ricorda – poi ci siamo trasferiti in Svizzera. Da piccolo abbiamo visto allo stadio Svizzera-Nigeria, e lì sono stato folgorato. Ho deciso che avrei fatto il calciatore. E ci ho sempre creduto. Quando sono venuto in Italia, in serie D, tanti mi dicevano che ero più da calcio a 5 che da calcio a 11. Io però ci credevo troppo, e andavo a correre ogni giorno: neve, pioggia, non mi fermava nulla. Con il lavoro si arriva dappertutto, se uno ci crede. Spero che i giovani lo capiscano. Se non ci credi, non serve giocare”. Parola di Enis Nadarevic, che a Fasano vive la sua second life da calciatore. In Puglia, ormai una seconda casa.

Credit foto: Fasano Calcio